I Lebanon Hanover potrebbero essere tradotti in quel sempiterno revival wave (o meglio minimal wave) che produce giocattoli e burattini dall’estetica ineccepibile.
Musica per celle d’isolamento, statuaria e algida, asessuata e inquieta, che mal cela un intimismo assente, una personalità puramente plastica.
Ma la personalità sottile ed elegante che spira dal duo berlinese-inglese li fa emergere da questa melma di confezioni riciclate, trasportando le loro composizioni al di là del semplice citazionismo o copia-incolla.
Larissa Iceglass e William Maybelline, amanti di una melodia sussurrata e malinconica, tracimano raramente in una dissonante rabbia repressa e riescono a scrivere composizioni che accostano un post-punk tagliente e minimale a cantilene ciondolanti.
Elettroniche notturne si uniscono a fantasmi dei Joy Division e dei Bauhaus di “Mask” (“Die World”, “Ice Cave”), per trasformarsi, nella parte centrale del disco, in un buon equilibrio fra Asylum Party e Grauzone.
“Kunst”, “Die World II” e “_” seguono questa linea mutando continuamente dentro di sé, accostando rumore oscuro a una poetica disincantata, sino alla pura rarefazione di “Canibal”, fine ideale del disco. Sospesa tra riverberi ed eterei, impercettibili vocals, intreccia una conversazione spettrale tra il passato e il presente.
"The World Is Getting Colder" è sicuramente vittima di una personalità ancora non ben formata, che cerca appigli in radici storiche sin troppo esplicite, ma sintomatico di un’emotività complessa e dall’intimità elegante.
14/10/2012