Ma cosa si è messo in testa Giorgio Canali?
Dopo aver fatto la storia della musica italiana attraverso la lunga militanza nei Cccp/Csi/ Pgr e una qualitativamente invidiabile carriera solista, si consolida come uno dei più importanti produttori della scena indipendente nazionale.
A Canali non interessa collaborare con i grandi nomi, la sua sfida è cercare i migliori germogli del sottobosco, aiutarli a crescere e dar loro la forza di proseguire il cammino con le proprie gambe.
Lanciò i Verdena e quasi dieci anni dopo Le Luci della Centrale Elettrica, i simboli di due generazioni, quella post-grunge e quella indie-snob (versante cantautorale).
Nei primi mesi del 2012, nel giro di pochi giorni sono stati pubblicati ben tre dischi di esordienti prodotti dal Giorgione nazionale; in ordine di apparizione: Operaja Criminale, Ilenia Volpe, Nolatzco.
Inevitabile associare le sonorità dei Nolatzco a quelle dello stesso Canali, una situazione davvero sorprendente: sembra di stare ascoltando uno dei suoi album, anche se tale affinità non pesa sull'ascolto, nè rischia di tarpare le ali al progetto. Del resto il fulcro della formazione è l'attuale bassista dei Rossofuoco (ma si è dato da fare anche nei Quinto Stato), Giovanni "Nanni" Fanelli, che qui oltre alle quattro corde si occupa di testi e voce.
Accanto a lui si accomodano Stefania Orioli (basso), Diego Artioli (batteria) ed Ivo Giammetta, responsabile di quasi tutte le chitarre presenti nel disco.
In cabina di regia si son spartiti i compiti Canali e Fanelli, con Steve Dal Col che ha dato una mano in postproduzione, visto che i lavori si sono svolti presso i suoi Chicoi Studios di Bassano del Grappa.
Sin dai primi riff barricaderi di "Babyrivoluzione" Fanelli dimostra di aver mandato a memoria lo stile del maestro, rigettandolo nella mischia con energia e straordinaria personalità.
Le intenzioni della band sono ben manifestate attraverso gli arrembaggi sonori replicati con sempre maggior forza in "Educati al successo" e "Abusivisness", così ricche di scariche telluriche da apparire come una costola di "Rojo".
Non mancano le ballate, brillanti e sofferte, colme di poesia metropolitana, fra le quali svettano la title track, "Lullabymoon" (con la lunga coda strumentale figlia di "Nuotando nell'aria") e la conclusiva "La ballata dei giorni intermittenti"; "Tutto svanisce" e "Speed" restano nel mezzo, un mix di energia e dolci rotondità, con la seconda che ricorda gli Afterhours di "Ballata per la mia piccola iena" (fate attenzione al solo di chitarra...).
In "Signorina Diesel" (con Canali all'armonica) i Nolatzco si approssimano ai primi Marlene Kuntz, mentre "Nel caos che ti assomiglia" lambiscono i Massimo Volume più intensi, che in fondo in fondo qualcosa prendevano dalle declamazioni ferrettiane dei Cccp. E allora pare quasi che il cerchio si chiuda magicamente.
Fra precarietà, disillusione, rabbia distruttiva e urgenza di gridare a squarciagola il proprio malessere, i Nolatzco si dimostrano realistici, taglienti, sinceri e all'occorrenza violentemente romantici, senza timori di dimostrarsi crudi nei testi, fra cazzi duri, fiche, tette al vento e sangue sull'asfalto. Schiacciati fra speculazioni edilizie, consumismo incontrollato, bombardamenti massmediatici e il freddo grigiore della metropoli, si presentano come una delle novità più rilevanti di questa felice stagione della musica italiana.
01/03/2012