È difficile per me amare i tributi. Di solito sono opere nate da una nostalgia trafitta dal marketing, nata dalla necessità di raschiare il barile di un ricordo, di una memoria collettiva che si sta tristemente opacizzando.
Questo tributo creato, sudato e amato dai ragazzi di Impattosonoro.it, è una meravigliosa e coraggiosa eccezione.
Prima di tutto perché hanno scelto una band, i Laghetto, che per gusto underground, per etica, per scelta musicale, è sempre stata ai bordi della comunicazione, all’interno di una cultura, quella dei centri sociali, dei concerti punk-hardcore, dei festival DIY, che ha resistito a una contaminazione plastica della propria identità.
Dietro a questo progetto completamente free, scaricabile gratuitamente dal bandcamp della webzine, si è radunato un panorama incredibile della scena indipendente e alternativa italiana.
Progetti musicali dal gusto trasversale: post-industrial, noise, indie-rock, punk-rock, hip-hop, electro etc. che hanno preso le canzoni del gruppo bolognese traducendole nella loro veste, nella loro visione-interpretazione.
Devianze che partono e si ramificano continuamente lungo il percorso tortuoso e appassionato di un tributo diviso in due anime, una negativa, bavosa e anfetaminica: “Cresta” e una più cerebrale, melodicamente orientata, sfumata a colori più onirici: “Pipa”.
Partiamo dall’odio: l’"Ovo Pera" di Bruno Dorella e Stefania Pedretti è un calderone rituale pagano percussivo, che si incastra rabbiosamente con la strumentale “Gioele stai attento” degli Zeus!, un ebefrenico caos paranoico avant-punk-noise. Bologna Violenta insieme a Johnny Mox trova occasione per scavare dentro i meandri più lerci di un rock rumoroso, poco grind come ci aspetteremmo da Manzan, ma degno di intitolarsi “Proud Of My Pappagorgia”; di pari passo, non possiamo tralasciare il trittico “Amaritudinis (Il Mostro)”, suddiviso in tre movimenti, assegnati all’hardcore di Shizune e Il Buio e al crime jazz dei romani Macelleria Mobile di Mezzanotte.
Il magma sonoro creato da queste tre band è ammirabile, capace di suscitare note violente di eccitazione iconoclasta, per poi lasciarsi cadere, morente e nero, dentro fumi soffusi di una decadenza omicida.
Gli altri act del disco come Fratelli Calafuria, Inferno Sci Fi con Lili Refrain, Agatha etc sono nuovi specchi rotti, taglienti, capaci di rubare la scintilla anarchica e satirica delle composizioni orginali, senza mai tradire un senso di plagio o di spersonalizzazione.
“Pipa”, al contrario di “Cresta”, mostra un movimento più cerebrale, strutturato secondo una pesantezza diversa delle parole. L’hip-hop dai beat industriali degli Uochi Toki disegna ne “Il sospiro della specie” l’ansia psicologica di una vita burocratizzata e ritmicamente disumanizzante, mentre i Majakovich masticano lentamente (per poi sputare) un rock teatrale e rumoroso in “Ross”. Un palcoscenico su cui, poco dopo, si imbastirà il trittico senza respiro di “Canzone per Antonio Masa- Per un’estinzione ecosostenibile-La mano senza dita”, tradotto nuovamente dall’indie-rock epilettico dei Luminal, il noise punk degli Asino e il post-rock letterario dei Chambers; sarà necessario aspettare la destrutturazione onirica degli elettronici Klippa Kloppa per una visione dai colori più accesi e morbidi, ma non meno drogata.
Parole, rumore, un’attitudine trasversale e ironica: elementi fondanti dei Laghetto e tratti somatici di un tributo nato e sviluppato dentro una placenta calda. Un buon punto di partenza per chi non li avesse che sfiorati nei suoi ascolti (per poi passare all’ottima antologia quadrupla “Il Coraggio di Non Suonare”) e per scoprire le tante e spesso misconosciute radici che collegano il nostro sottosuolo musicale.
18/02/2013
PIPA