In "Musica Rovinata", secondo lavoro per i Fratelli Calafuria se escludiamo l'Ep "Altafedeltàpaura", l'intento sembra essere il medesimo che muove progetti come Ariel Pink, Memory Tapes, Toro Y Moi e compagnia bella.
Le differenze sono sostanzialmente due: qui la materia trattata è il rock, non il pop; le sonorità da riciciclare sono quelle dei più vicini anni Novanta. Possiamo quindi parlare di una sorta di hypnagogic rock? Beh, ascoltando brani come "Bello", "Pulsantoni", "Disco Tropical" è difficile affermare il contrario: chitarre affilate alla Faith No More, pulsazioni wave funk, innesti e idee ritmiche rimandano a quegli anni dove il crossover tra stili e suoni era pratica ampiamente accettata e diffusa.
Bisogna constatare che il talento del gruppo nell'assemblare tale complesso gioco di rimandi e riattualizzazione estetica è indubbiamente ben espresso: da "Pezzo Giallo", che parte come furioso hardcore per stemperarsi in un refrain più convenzionalmente melodico, passando per le dissonanze Subsonica in "Di Testa", arrivando infine alla ballata malinconico-disco-funk di "Loretta", c'è tutta la cifra stilistica dei Fratelli Calafuria, i quali giocano con un apparato meta-testuale che si nutre in egual misura di sarcasmo e disillusione ("Fare Casino", la title track).
Tutto questo concorre a costruire la musica rovinata, dove il riciclo e lo scarto assurgono a pratica virtuosa. L'unico dubbio che ci viene da esprimere è quale direzione potranno prendere in futuro i Fratelli Calafuria, dato che un progetto del genere è da ritenersi concluso nel momento stesso in cui viene proposto: le qualità espresse in questo lavoro ci fanno comunque essere ottimisti. Per ora godiamoceli così.
(19/04/2011)