Atoms For Peace

Amok

2013 (Xl Recordings)
idm, electro-pop

Sbadigli, moltissimi, nonostante la grande attesa. Così si spegne "Amok", sotto i colpi di questa elettronichina che non graffia né si fa ricordare. Neanche gli ascolti successivi riescono a modificare la prima impressione: questo vero e proprio supergruppo (Flea dei Red Hot Chili Peppers, Nigel Godrich, Waronker e Refosco), che nasce dalla voglia di portare in concerto la bellezza cristallina di "The Eraser", fa sembrare tutto piattissimo e incolore.

Era il 2009 quando gli Atoms For Peace hanno iniziato a vedersi, conoscersi, registrare. E dopo quattro anni di gestazione di questo "Amok", il tonfo. Avrebbe molte carte per risultare fighetto, pettinato. E lo è, ma in una maniera che stanca. In primis: è un già sentito. A mescolarsi sono il respiro dell'idm più classica. Tanto classica da odorare di muffa.
L'influenza delle produzioni berlinesi e londinesi degli ultimi anni - da Actress a Four Tet, fino a Shed - si sente e però fa sembrare l'album già vecchio. Lo scatto, lo sprint di questi produttori non vive in "Amok". Yorke a questo proprosito è sempre stato ottimo ascoltatore, però con gli Atoms For Peace pesca in un fiume già dragato, tanto da far apparire, in confronto, "The Eraser" come il successore di "Amok", invece che il suo predecessore.

Un passo indietro che si nota soprattutto nella costruzione delle canzoni, che vivono di spigolature fini a sé stesse. Non c'è una melodia che rimanga stampata, né un'architettura del disco chiaramente riconoscibile. Scorrono le nove tracce come schizzi d'autore senza un disegno complessivo, lanciati quasi a buffo. E in tutto il disco si avverte incredibilmente la voglia di Yorke di evadere dalla forma-Radiohead.

Purtroppo per lui, però, l'episodio forse più convincente, nel piattume generale, è proprio la radioheadiana "Judge Jury And Executioner", traccia che si apre a una parvenza di dolcezza. Per il resto, da "Ingenue" a "Unless" fino a "Default", si consuma una tabula rasa, un grado zero. Il basso di Flea pulsa sempre un po' uguale a sé stesso e quegli abozzi funky spesso suonano telefonatissimi.
Tra l'altro, fatto non secondario, Yorke offre qui la prova vocale più deludente della sua ormai ventennale carriera. Fatica nell'entrare totalmente in sintonia con le macchine e non si giunge a  una sintesi. Un dialogo tra autistici, né più né meno.  

In fin dei conti, "Amok" riesce a far sembrare vecchio qualsiasi cosa gli stia attorno. Non c'è la zampata che ti scalda, la traccia da salvare. E' un encefalogramma piatto. E dispiace, perché le idee potenzialmente c'erano. Ma si perdono nel nulla. Da Yorke era lecito attendersi qualcosa. Oltre al suo ego, s'intende.

05/03/2013

Tracklist

  1. Before Your Very Eyes...
  2. Default
  3. Ingenue
  4. Dropped
  5. Unless
  6. Stuck Together Pieces
  7. Judge Jury And Executioner
  8. Reverse Running
  9. Amok


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