Non ha bisogno di molte presentazioni Thom Yorke. I suoi Radiohead sono una delle pochissime proposte dei secondi anni Novanta capaci di coniugare qualità estremamente elevata e seguito di pubblico realmente vasto: il tutto con una massiccia dose di follia creativa ad accompagnare il genio (passare da "OK Computer" a "Kid A" raggiungendo quegli apici) e, perché no, di sana strategia di marketing. Sì, nonostante abbia finito per farlo, Yorke di questo cappelletto non ne ha alcun bisogno. Mentre i Radiohead sono alle prese con problemi seri (uscire dallo stagno di "Hail To The Thief", un disco discreto ma il loro peggiore, debutto escluso), è arrivato l'annuncio-bomba: il primo disco solista del suo leader.
Con "The Eraser" si pongono molti interrogativi: quali sono il ruolo e il valore di Yorke all'interno del gruppo? Quest'ultimo in che stato è (ammesso che questo disco possa esserne un po' fotografia)? E, soprattutto, cosa significa questo tentativo? E' un gesto meditato? E' un modo di recuperare tagli? E' un modo di evidenziare una diversità fra i Radiohead e il loro cantante?
Ad aprire il disco è la title track. La linea melodica dolce, la voce morbida e in stato di grazia (e con un ruolo diverso, più amalgamata e accompagnatrice, misurata anziché lirica: sfumature, adatte al pezzo e al disco), motivo di piano centrale a poggiarsi su beat elettronici. Il brano, bello, esprime personalità distinta con il suo taglio quasi cantautorale.
Quel che segue, "Analyse", con il suo giro-carillon, va invece a pascolare con evidenza nei territori del gruppo-madre. Il taglio è etereo e il piano è ancora protagonista, sempre nel bene, per fortuna. "The Clock" continua a citare le radici, ma usando pennelli differenti: il mood si fa più introverso, chiuso, il canto lamentoso. Il pezzo vaga senza raggiungere meta, andando a evocare più che a dire, risultando più che altro momento di transizione. L'attesa è però ripagata da "Black Swan", che torna a battere la via dell'emancipazione e in più va a beccare il giro di elettronica migliore dell'intero disco, accompagnandolo con delicati arpeggi di chitarra. La struttura invece è la stessa degli altri momenti (e questa rimarrà sempre): trattasi di canzoni, canzoni di un musicista pop-rock, che nel mezzo del suo cammino è andato in fissa per l'elettronica, giochicchia con beat e reiterazioni e le piazza da sfondo.
Il duo centrale cala un po' di valore, pur restando gradevole e facendo atmosfera, con "Skip Divided", ipnotica e subdolamente aggressiva, e "Atoms for Peace" a innalzare un canto celestiale su rimbalzi gaudiosi. "And It Rained All Night", con i suoi ringhi ritmati e "Harrowdown Hill", una bella melodia, coniugano emozione e freddezza, con i synth (electro-ambient più che cosmici) che col passare dei minuti hanno preso sempre più spazio, per un lavoro di produzione e cura del suono semplicemente perfetto, che cercano (riuscendoci quasi) di colmare quel che resta del gap rispetto alla scrittura dei primi pezzi del disco.
Il disco si chiude con "Cymbal Rush", una melodia che parte sorniona e sonnacchiosa, senza mostrare particolari virtù, e che sorprendentemente va in crescendo, accompagnata dal piano, a disegnare una delle migliori aperture melodiche di "The Eraser". L'esordio solista di Yorke conferma l'importanza del suo autore nel grande cambiamento dei Radiohead, e ne mostra profili ulteriori (il differente taglio di penna emerso qui e lì).
Qualitativamente si tratta di un buon lavoro, assai gradevole, sicuramente non innovativo, ma ispirato, sentito e personale (o meglio "suo"). Lo si ricorderà come tale e non di più semplicemente perché le belle canzoni sono tali e non bellissime, perché qualche pausa (pur se mai spiacevole) c'è, e perché la sensazione è che, pur se prodotto al meglio, sia un disco fatto più che altro per piacere e divertimento, che ha una sua idea ma non molto articolata, e che, per realizzarla, è bastato materiale pescato senza necessità di una grande (e apposita) opera di ingegno.
P.S.: Difficile dire da qui dove sono e come stanno i Radiohead. Azzardo: probabile comunque che il loro prossimo terreno da gioco non sarà quello di "The Eraser".
26/06/2006