Immaginate un'isola. Pensatela deserta, con un mare di cristallo e una spiaggia con sabbia fine e perlacea. Sognate ora, in quel paradiso, una popolazione di droni, cyborg e replicanti che camminano nella figura più pura dell'eden terrestre, nitidamente inconsapevoli di appartenere alla nuova generazione, di rappresentare il futuro.
I Blue Hawaii compongono il loro primo long playing, dopo un Ep d'esordio, "Blooming Summer" (Arbutus Records) datato 2010, imprimendo su disco le proprie esperienze di vita durante il periodo intercorso tra le produzioni. Se Ra (Raphaelle Standell-Preston), alla voce, rimane sulle scene con i Braids, apprezzati per il loro "Native Speaker", Ag (Alex Cowen) viaggia principalmente alla ricerca di sonorità e movimenti elettronici da fare propri.
"Untogether" è una creatura autonoma, in effetti; diversa dall'art-pop elettronico della band di Calgary (Braids) e che prende le distanze anche dall'electro-pop attuale e britannico di
Bat For Lashes, nonostante Ra, nella dichiarazione intima della nenia malinconica "Yours To Keep", lasci poco margine tra la sua voce e quella di Natasha Kahn.
L'album cerca di descrivere l'ipotetica, futura conciliazione tra uomo e macchina, lavorando sulla composizione delle dolci note femminili e angeliche di Ra, con le incrinate alterazioni sonore del synth di Ag; il dubstep presente in "Daisy" e "Flammarion" è la visione del replicante in cerca d'identità, attraverso una via tortuosa che nasce da ciò che è altro da sé, l'uomo, colui il quale si presenta al mondo cibernetico con l'iniziale "Follow", armonioso canto d'introduzione tra Idm ("
The Eraser",
Atoms For Peace) e
trip-hop da bassi ovattati, con dedica austera al "mondo altro" e il rilassamento dei nervi in "Try To Be", dove l'arpeggio classico di chitarra rende umano il tessuto vocale delle sovraincisioni di Ra, nella traccia più vicina alla canonica concezione della forma-canzone.
"In Two" e la coda "In Two II" mostrano il lato c
lub music del duo: spunti
tribal-house e una voce 80's, in linea con la
Madonna dell'esordio, che ripete l'incapacità di percepire il significato di creare un legame sereno, a partire da quello con se stessi. E si giunge al compromesso artistico, lirico e sentimentale con "Sierra Lift", l'intensa traccia electro-pop in cui le voci di Ra e Ag si incrociano, s'abbracciano, si stringono pensando e sperando di non lasciarsi mai. Non è così. "The Other Day", la traccia di chiusura, è una preghiera flebile ovvero una liturgia senza fede dai suoni liquidi, che scioglie ogni dubbio a riguardo attraverso una dichiarazione forte di impotenza, nella disillusione di chi percepisce di non poter stare insieme:
untogether.
"Untogether" è un album d'esordio ambizioso, per le ricerche sonore - ripetute talvolta in eccesso con l'effetto di appesantire il prodotto in particolare sul finale - ma soprattutto per le tematiche emotive affrontate, invece ben trasmesse nell'intero percorso d'ascolto.
19/03/2013