Lisa Knapp

Hidden Seam

2013 (Navigator)
avant-folk

Non si può negare che molta produzione musicale degli ultimi vent’anni sia destinata all’oblio o al piacere intenso di pochi eletti: la connessione culturale e sociale che ha dato vita alle due rivoluzioni musicali del vecchio secolo, ovvero il rock e il punk, è ormai assente, e questo impedisce il formarsi di un flusso culturale omogeneo che possa radicarsi nella cultura giovanile e non. La musica, il cinema e altre arti moderne hanno innegabilmente prodotto opere di elevato spessore anche in periodi bui e poco stimolanti, ma nella frammentazione stilistica del nuovo millennio diventa sempre più complesso trovare dei centri gravitazionali permanenti, e la cultura partecipativa in perenne lotta con l’omologazione industriale non ha ancora prodotto quella rivoluzione attesa dai fan del web.

Spetta dunque a noi websurfer tentare di individuare nei vari ambiti culturali, quelle opere che al di là della condivisione di massa abbiano le caratteristiche adatte per sintetizzare la creatività e la cultura moderna. L’esordio di Lisa Knapp, “Wild And Undaunted”, mettendo in gioco tradizione e modernità senza nessuna barriera ideologica e stilistica, ha trascinato il folk inglese fuori dagli stereotipi del revival: questo colloca l’artista in una posizione autorevole per poter rappresentare l’evoluzione della musica popolare.
I primi passi nel mondo della techno e dell’house hanno fornito a Lisa e al suo compagno Gerry Diver la chiave di lettura giusta per evidenziare le capacità vocali della Knapp: la passione per la musica folk e il suo valore antropologico sono la base di un suono innovativo ma altresì popular. Durante i sei anni trascorsi dall’esordio, i due musicisti hanno sperimentato nuove possibilità di connessione tra ambiti culturali diversi, con il fascino del rito pagano e la celebrazione del mese di maggio hanno dato vita al mini-album “Hunt The Hare”, mentre il mare e il viaggio sono il centro simbolico del nuovo album “Hidden Seam”.

Trasformare i luoghi della costa marina inglese (Rockall, Thames, Hebrides, etc.) in una ballad suggestiva e evocativa come “Shipping Song” è puro genio: piano e suoni elettronici creano onde sonore sulle quali la voce di Lisa Knapp detta le coordinate di un viaggio che sarà per l’ascoltatore un’esperienza unica. La collaborazione con altri musicisti del circuito folk porta altresì nuova linfa: tra questi anche il leggendario Martin Carthy, che suona la chitarra nel brano più folk dell’album, ovvero “Two Ravens”, dove tra soluzioni orchestrali e delicate intrusioni elettroniche l’artista racconta la difficile convivenza di un malato di Alzheimer con il mondo circostante.
Come Sam Lee la Knapp inoltre rielabora la tradizione attraverso la centralità del canto e della voce: in “Hunt The Hare” (già inclusa nel mini-album) Alasdair Roberts dà man forte per creare quella magia unica del folk rurale che si tinge poi di dolcezza nella delicata “Hushabye” (in duetto con Kathryn Williams). Uno dei punti focali dell’album è comunque la versione del brano di Lal Waterson “Black Horse”: qui viene messo a frutto tutto il percorso di ricerca realizzato con James Yorkston nel progetto Speech, che attraverso una rielaborazione di ritmi e spoken voices genera nuove soluzioni sonore che fondono minimalismo e lirismo in una nuova forma poetica.

C’è anche spazio per tentazioni neoclassiche nella sorprendente “Hidden Seam”, che si adagia su tracce di minimalismo alla Philip Glass e incursioni di violini che tolgono il respiro, e quando la voce di Lisa Knapp mette insieme tutto lo stupore e l’incoscienza della sua creazione sonora è difficile restare indifferenti. E’ ovviamente il coraggio e l’azzardo quello che dona alle nove tracce quel fascino sinistro alla Joanna Newsom o quella malinconia criptica che spesso evoca la musica di Nico e Björk, ma sarebbe ingiusto non notare alcune similitudini vocali e interpretative con la Sinéad O’Connor di “Universal Mother“.
Il nuovo progetto di Lisa Knapp non è però solo un album di raffinate soluzioni strumentali, acrobazie vocali ricche di sorprese e incanto, ma anche una lettura della musica folk che apre nuovi orizzonti. Attraverso il linguaggio dei naviganti si mescolano culture diverse; Oriente e Occidente si fondono così nel languore erotico di “Ruler Of The Rest” tra suoni d’arpa e di guzheng (una cetra di origine cinese), mentre in “Seagiver” vita e morte mettono insieme ricordo e speranza trovando flebile conforto dal cullare delle onde.

Con un flusso sonoro così ricco di spunti e creatività è alquanto difficile credere che un album come “Hidden Seam” possa essere confuso con l’enorme quantità di musica in cerca d’autore che ogni giorno sbuca da ogni parte del web: qui siamo in presenza di un distillato puro di poesia e arte sonora.

25/10/2013

Tracklist

  1. Shipping Song
  2. Hidden Seam
  3. Ruler Of the Rest
  4. Black Horse (Feat. James Yorkston)
  5. Seagiver
  6. Two Ravens (Feat. Martin Carthy)
  7. Hunt The Hare (Feat. Alasdair Roberts)
  8. Hunt The Hare (Pt.2)
  9. Hushabye (Feat. Kathryn Williams)

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