Widowspeak

Almanac

2013 (Captured Tracks)
alt-pop, psych-pop

Oramai diventata un vero e proprio cenacolo artistico, capace di imporsi nel convulso scenario musicale odierno in merito alla riconoscibilità immediata delle sue proposte e all'ottimo livello medio del catalogo, la Captured Tracks di Mike Sniper a ogni nuova uscita desta la curiosità di un numero sempre crescente di ascoltatori, tanto che non sembra poi così peregrina l'idea che a breve possa ambire ad avere un ruolo determinante nel lanciare nuovi talenti dall'impatto tutt'altro che circostanziato. Tra i tanti ad aver beneficiato dell'intensificato interesse per il marchio CT e aver di conseguenza fatto parlare di sé, i Widowspeak da quel di Brooklyn.
Originariamente un terzetto, passato a quartetto dopo la pubblicazione del primo album (che li poneva comunque fuori dalla traiettoria stilistica preminente dell'etichetta, mediante una gamma sonora maggiormente articolata), la band newyorkese adesso si è ridotta a due soli elementi, in seguito alla dipartita l'estate scorsa del batterista e della bassista, l'ultima arrivata. Ciò ha fatto sì che il processo di registrazione e scrittura di “Almanac”, l'atteso secondo album della formazione, sia ricaduto nelle mani dei due membri rimasti, la cantante Molly Hamilton e il chitarrista Robert Thomas, che hanno curato anche le parti dei “fuggiaschi” e superato con eleganza l'ostacolo postosi di fronte a loro. La conclusione di questa storia travagliata inaugura il 2013 per la label statunitense, e allo stesso tempo, il suo quinto anno di attività, che si preannuncia già bello carico di uscite.

Immortalati in una copertina che pare quasi voler testimoniare un'ascendenza carpenteriana alla base del loro sound (mettetevi l'anima in pace, non la troverete da nessuna parte), i ragazzi riaffiorano con un lavoro, che se non tenta nemmeno lontanamente di frenare il vivace eclettismo del debutto, apporta qualche significativa novità nel complesso. Una slanciata sicurezza che trapela soprattutto nella dolcissima voce della Hamilton (ancora pericolosamente affine a Hope Sandoval eppure sfacciatamente noncurante di tutti i raffronti mossi), il trasporto delle rade trame oniriche e un più concreto inquadramento psichedelico che viaggia parallelamente (già la cornice Paisley Underground in cui si muove l'ottima “Devil Knows” certifica le impressioni), la freschezza degli interventi di chitarra: il mutevole armamentario pop della coppia vanta di una maggiore determinazione, e questo sia quando decide di scommettere sul pedale del ritmo sia quando prende la piega di un'accentuata rilassatezza.

Anche a costo di qualche passaggio dispensabile (la coralità annebbiata di “Minnewaska”, dalle parti dei Fleet Foxes, lo spento decorso surf-pop di “Spirit Is Willing”), gran parte del lavoro sfoggia una scrittura di discreto livello, supportata spesso e volentieri da ritornelli a presa rapida, quando non rapidissima. Le terzine valzerate di una sognante elegia come “Thick As Thieves”, pur non facendosi portatrici della più brillante impalcatura melodica, sono un pregevole esempio di quanto detto, tenendo testa coi vocalizzi evocativi della Hamilton all'accoppiata vincente “Dyed In The Wool” - “The Dark Age”, in cui l'esile penna d'impronta folk s'innesta alla perfezione nelle fitte nervature di chitarra elettrica, che dona così un sapiente tocco alternative alla fragile mistura di partenza. Dosando quindi le giuste quantità di leggiadria popular e grumose tensioni rock, i Nostri aggiungono ulteriori frecce al proprio arco grazie agli innesti 90's che sostengono la progressione del singolo di lancio “Ballad For The Golden Hour” (con basso, elettrica e batteria a posticipare la loro entrata in scena rispetto all'accompagnamento di acustica), ma anche grazie all'inconsueta lettura che danno del country in “Sore Eyes”, facendone collimare i caratteri espressivi con quelli della psichedelia più aerea.

E anche per merito dell'accorta mano di Kevin McMahon in cabina di regia, forte dell'esperienza accumulata negli ultimi anni (è d'altronde lo stesso produttore alla base dell'ultimo lavoro dei Real Estate), i Widowspeak compiono un ottimo balzo in avanti, che se ancora non consente loro di potersi inserire nel novero degli act più solidi di casa Captured Tracks (Minks, The Soft Moon, Soft Metals), li pone nelle condizioni di poterlo fare a breve. In ogni caso, niente male davvero.

24/01/2013

Tracklist

  1. Perennials
  2. Dyed In The Wool
  3. The Dark Age
  4. Thick As Thieves
  5. Almanac
  6. Ballad Of The Golden Hour
  7. Devil Knows
  8. Sore Eyes
  9. Locusts
  10. Minnewaska
  11. Spirit Is Willing
  12. Storm King

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