Cristina Nico - Mandibole

2014 (OrangeHome)
songwriter
6.5

Dopo aver preso parte a Storming e al duo acustico dei Cinnamomo, la cantautrice genovese Cristina Nicoletta debutta in proprio con “Daimones”, Ep multimediale, in buona sostanza un’espansione del concetto di booklet, che qui diventa raccolta di dipinti a tecnica mista (olio, pastelli, collage concettuali in stile Ketty LaRocca) che accompagnano le canzoni. La parte musicale, perlopiù acustica, mette in luce il suo contralto Mia Martini-esco, fiero ma sempre in bilico sulla disperazione.

Quando Cristina raccoglie questa multidisciplinarietà in un unico atto, il primo disco lungo “Mandibole”, ne esce un requiem per i tempi coevi che parte dalla dimensione più privata. Non solo mostra padronanza nello scegliere, con la medesima classe, forma-canzone classica o ardita canzone libera, ma adotta - pur in modo un po’ frenato e compassato - anche una composizione creativa.

“Le creature degli abissi”, recitativo monteverdiano, è l’ouverture, o meglio una presentazione d’opera e di personalità artistica, con accompagnamento discretamente free-form e una voragine di strilli soul. “L’inopportuna” è il contrario, un frenetico ma granitico drum’n’bass con la voce a flusso di coscienza che scandaglia diversi registri.
“Cocoprosit” appiana questa schizofrenia in registri fragili ma severi, e in una ballata che a tratti suona drammatica come un’aria d’opera. Anche quando si lascia andare a una più semplice veemenza d’impeccabile performer rock (Patti Smith), come in “Metereopatia”, Cristina non rinuncia ai j’accuse drammaturgici e alle drammatiche dissertazioni esistenziali, confezionate in giochi poetici persino dadaisti di tutto punto.

“Giorno dopo giorno” è il momento del refrain cantabile in rima, ma anche qui la facilità è scongiurata da un accompagnamento ricercato e al contempo tragicomico, colto tra avanspettacolo e barocchismi. “La litania dei pesci” è una nuova schizofrenia, stavolta tutta Nick Cave-iana, e un altro apice dell’album, uno strappo violento tra murder ballad fatata ma tenebrosa e un saltarello mediterraneo con un motto corale che si frange in flutti di cacofonia. E “Mandibole” è un’altra genialità, una dicotomia appena più piana tra tristezza sconsolata e un’alta invocazione di sofferenza pubblica.

Cristina non è una musa del rock italiano ma una sua creatura poetica. Forte di un’innata passione, che non ha mai paura di mostrarsi nuda e persino particolareggiata, ha cavato un montaliano concept “marino”. Le profondità abissali sono una metafora di uno spaventoso dubbio di vita, non identificato appieno e irrisolto forse, ma espresso con un’implacabile grazia e una gentile furia. Infallibili i contributi di Federico Bonelli e del tuttofare Tristan Martinelli. Cover: “Mother Stands For Comfort” (Kate Bush).

23/01/2015

Tracklist

  1. Le creature degli abissi
  2. Formaldeide
  3. L’inopportuna
  4. Cocoprosit
  5. Giorno dopo giorno
  6. La litania dei pesci
  7. Mandibole
  8. Metereopatia
  9. Mother Stands For Comfort

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