Giardini Di Miro' - Rapsodia Satanica

2014 (Santeria)
alt-rock, instrumental

Dopo il tonfo di “Good Luck”, con cui integravano senza successo canto e forma-canzone, e dopo gli esperimenti solisti di Corrado Nuccini con i Vessel e Jukka Reverberi con i Crimea X, i Giardini Di Mirò tornano alle radici in veste esclusivamente strumentale per “Rapsodia satanica”. L’ispirazione viene loro dall’omonimo film di Nino Oxilia, un film muto  esattamente come per “Il fuoco” che li consacrò sofisticati cinefili  risalente al 1917, anche nadir della diva nostrana Lydia Borelli.

La magia del disco del 2009 però non si ripete. In “Rapsodia” la definizione di “suite improvvisata” usata come presentazione calza esclusivamente per i primi due brani, che peraltro non competono con le loro migliori progressioni strumentali. “I” è impeccabile ma suona anche come un deja vu di arpeggi funerei in lento crescendo, e vale soprattutto per l’iniziale pow-wow elettronico di Luca Di Mira, silente e insistente, uno dei suoi capolavori nascosti. Ciò segue nella rarefatta “III”, blues desertico di chitarra polverosa e armonica sballottata dal vento, anche se poi banalizzato in un andamento scandito.

Il resto sono episodi poco correlati tra loro e senza grande continuità dinamica (pause e sfumature intercorrono tra uno e l’altro). “VII” accorpa sovratoni mediterranei stile-“Creuza” a un tango sinfonico in un crescendo pomposo senza approdi. La cavatina pianistica di “XIII”, dopo aver radunato strati di arrangiamento, muore proprio all’apice della concitazione. “XVII” ha la cattiva idea di adottare un battito disco-dance, così da sembrare una specie di scarto strumentale dei tardi U2. “XXI” parte da una stasi ambientale per acquisire cori, elettronica e droni tibetani: un picco di apocalittica drammaturgia, ma in ritardo.

Gran sproporzione tra eleganza e idee, tra apparato sonoro lussuoso e ritmo ponderato (un po’ senile?), ma è ponderazione anche di contenuto, è la mancata scintilla dell’invenzione a far da zavorra. Di post-rock è rimasto quasi niente, sostituito in larga parte da una risanazione conservatrice; è un’opera di provinciali che puntano al grandioso. Buona produzione di Andrea Sologni (“sommelier del suono”). Edizione in vinile rosso limitata a 500 copie.

10/09/2014

Tracklist

  1. I
  2. III
  3. VII
  4. XIII
  5. XVII
  6. XXI

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