I baluardi del post-rock italico, i Giardini Di Mirò, dopo aver consegnato la notevole sonorizzazione per "Il Fuoco", provano con maggior decisione a scrostarsi di dosso le ultime scorie post-rock, che ancora comparivano in "Dividing Opinions", per il nuovo "Good Luck".
La ballata fatata a più voci di "Memories" è solo un buon preludio. Da qui in poi l'umore cupo resta, i contenuti se ne vanno; tutto suona piuttosto generico.
"Spurious Love" e "Ride" non hanno nulla della loro classica lentezza, e neanche posseggono le loro tipiche amenità di arrangiamento, ormai piantate in territori di ballad melodica. "Ride", con più precisione e un degno ritornello, è il loro primo vero tentativo d'incursione nel power-pop. I loro amici Yuppie Flu fecero la medesima cosa, e meglio, anni fa.
Un'altra staffetta a due, "There Is a Place" e "Rome" espone una nuova area tematica, quella delle murder ballad. La band fallisce anche qui, giacché "There Is A Place" sembra un duetto fatalista tra Nick Cave e PJ Harvey, e "Rome" un duetto gotico tra Mike Gira e Jarboe, ma entrambe suonano invecchiate, senili, datate.
I "veri" Giardini Di Mirò provano a risuscitare verso la fine, ma il timido esercizio space-rock di "Time On Time" è tutto ciò che riescono a offrire nel 2012. "Flat Heart Society" ricorda che in quest'album affascinano molto di più le impalcature che gli interni, collegandosi idealmente all'intro acustica di "Memories", qui in versione elettrificata (e finalmente con un loro tipico crescendo shoegaze) a ricordare il modus operandi del Neil Young dei grandi concept.
Quarto disco della band di Cavriago, il primo dopo uno iato di cinque anni, ma soprattutto il primo a non suonare come loro stessi. Buco nell'acqua: il carisma è lo stesso di un tronfio disco di reunion, la facilità è quella della produzione mainstream, gli ospiti (Sara Lov in "There Is A Place", la cantante e attrice Angela Baraldi, già nella prima incarnazione dei Delta V, in "Spurious Love" e "Rome") affossano Luca Di Mira, gli arrangiamenti - oltre ai fiati anche un ininfluente Stefano Pilia - non completano l'agognata fase di transizione. Produzione di Francesco Donadello con il plenum della band e Andrea Sologni, missato con aiuti di Andrea Suriani.
02/04/2012