Spesso intrufoliamo il naso nelle passioni altrui, a volte restiamo perplessi o stupiti dall’apparente inconsistenza creativa della musica fuori dai nostri confini. Capita però di sostituire all’imbarazzo iniziale un’inconsueta curiosità: ed è quello che potrebbe accadere a molti incauti ascoltatori di “The Seer Of Cosmic Visions”, nuovo capitolo discografico di Jamal Moss sotto il nome di Hieroglyphic Being And The Configurative Or Modular Me Trio.
Antologia non casuale di alcune delle fantasiose esplorazioni stilistiche del musicista di Chicago (industrial, noise, avant-garde, elettronica, techno, psichedelia, tribal-funk...) l’album mette a fuoco il mondo visionario del musicista denominato il Sun Ra della house, spesso descritto con neologismi interessanti che vanno da cosmic-house a rhythmic cubism o cosmic be-bop.
E’ comunque l’Africa e il suo pulsare ritmico la fonte d’energia per le visionarie produzioni di Jamal Moss, proiettate in un futuro che supera la timidezza della world music, travalicando i confini del ventunesimo secolo.
Strutture elettroniche scheletriche, figlie di una visionarietà psichedelica differente dall’antropologico e sognante canone euro-americano, una connesione fisica e cerebrale che la musica traduce in schegge sonore ricche di luce e riflessi, una struggente visione del ritmo umano tradotto da una messinscena tecnologica superba e originale. Non è un caso che la prima performance retribuita di Jamal Moss avvenga nel 1992 in una comunità per il recupero mentale e fisico di persone disabili: la sua musica è un godimento puro di soul, jazz e funk e altre radici ritmiche, ma prive della ridondanza mainstream e ibridate al punto giusto per proiettarsi in una dimensione sonora frammentaria, dissonante e selvaggia, una tela di ritmi e beat dove immagini e suoni superarano le barriere tra corpo e mente.
“The Seer Of Cosmic Visions” è un’eccellente introduzione alla sua arte. Mettendo insieme tracce sparse in una moltitudine di produzioni discografiche sotto il moniker di Hieroglyphic Being And The Configurative Or Modular Me Trio, l’album si qualifica come una scultura sonora che si plasma in modo diverso e continuo ogni volta che viene in contatto con un luogo fisico o cerebrale, un sound modulare che se all’inizio può intimidire, poi assume i contorni di un irrinunciabile e affascinante trompe l'oeil della musica house.
03/01/2015