Con questo suo primo album, Objekt prova ad allungare il passo, preoccupandosi il meno possibile della "ballabilità" complessiva del suo prodotto, arricchendo e stratificando ancor di più la sua intricata rete sonora. Il risultato è un lavoro tanto difficilmente inquadrabile quanto seducente. L'intero album, infatti, è un susseguirsi di percorsi che a volte si intrecciano o si riflettono, sempre a dispetto di una rassicurante linearità tra tutte le tracce. Benché si possa chiaramente avere la sensazione di aver a che fare con un disco costruito attraverso un approccio del tutto istintivo, c'è un continuum sonoro preciso e studiato. Un'enorme equazione, perfettamente bilanciata in undici tracce, che di certo non fa predominare un pezzo sull'intero corpus, ma fa guadagnare forza e coesione al disco nel suo insieme.
L'album, che segue e prende le mosse dalle sonorità del terzo Ep, è strutturato come un vero e proprio catalogo di richiami raccolti e ricuciti con impressionante precisione chirurgica. Tutta la personalità e la versalità di Hertz vengono fuori, battuta dopo battuta. Fin dall'attacco di "One Fell Swoop", veniamo mitragliati da una esplosione di cortocircuiti frammentati in una ritmica frenetica e devastante, che lascia il posto alle già più regolari, ma non meno spietate "Ratchet" e "Strays" (si strizza l'occhio alla minimal-wave dei connazionali Das Kabinette).
Dopo lo stacco dalle atmosfere stralunate di "Agnes Apparatus", Objekt riparte più denso e oscuro con le implosioni trascinanti di "Dogma" e "First Witness", marchiata a fuoco da una crudeltà oppressiva à-la Haxan Cloak. Smaltito l'interludio ci si tenta di ricomporre con la rassicurante "Second Witness", che ricorda le movenze di Steven Allison ai tempi di "Los Angeles". Ma la desolazione è alle porte e TJ fa crollare la terra sotto i piedi con "One Stitch Follows Another" per poi farci abbandonare definitivamente il pianeta con la rarefatta "Cataracts".
Objekt riesce nell'intento di mostrare ciò che è capace di fare al di là delle seduzioni del dancefloor, producendo un lavoro davvero variegato e ricco di sostanza, destinato anche a un puro ascolto e non solo alla proposta in pista. Certo è che potrebbe deludere chi già lo conosce per i suoi precedenti singoli più incisivi e non riuscirà a trovare in quest'album la forma-canzone più semplice e diretta (anch'essa sempre di ottima qualità) tipica degli scorsi Ep. Questo però non rende il suo lavoro meno attrattivo, ma anzi rivela una grande e già solida maturità artistica.
(10/11/2014)