E’ un nuovo giorno
Il giorno in cui avrò cura di te
E se vorrai svegliarti
Vedremo il sole sorgere
E la notte cadere giù dalle autostrade
E non chiedermi nulla
Perché non saprei rispondere
Perché tutto è un mistero da non rivelare
Perché tutto ci parla senza farsi vedere
Così tutto mi parla di te
Ogni cosa mi parla di te
E i tuoi fiori mi abbracciano
Le tue labbra si schiudono
Cos’è la vita, se non amarsi?
Cos’è la vita, se non proteggersi?
Cos’è la vita, se non cercarsi sempre?
Cos’è la vita?
(da “Orlando”)
Le parole sono importanti. Se scegli di cantare in italiano lo sono ancora di più, e usare la nostra lingua senza rischiare di cadere nel banale, o addirittura nel ridicolo, è opera sempre complessa.
Paolo Benvegnù è uno di quei cantautori che con sapienza artigianale riesce sempre a disegnare trame testuali importanti, anche quando si ritrova a trattare temi apparentemente semplici e inflazionati, come l’amore, l’illusione, la disillusione, la solitudine.
A tre anni di distanza da “Hermann”, Paolo ci dà appuntamento presso la reception dell’Earth Hotel, un luogo immaginario fuoriuscito dalla sua sagace fantasia, dalla quale ci accompagna per i dodici piani di un albergo, ognuno rappresentato da una traccia della tracklist.
Parte così una sorta di visita virtuale per le singole stanze, tutte più o meno ordinate, e ci imbattiamo in piccole fragilissime storie metropolitane, incastonate fra le pareti impregnate di vita vera e i resti di una colazione abbandonati sul vassoio fuori una porta.
I lampadari sono lussuosi, la clientela è internazionale (Benvegnù non manca di inserire strofe in francese e inglese), lo svolgimento della narrazione è quasi filmica, con storie notturne catturate in testi densissimi. Il songwriting è illuminato, i versi di una sensibilità pazzesca, scritti per essere cuciti addosso all’ascoltatore poco distratto, pronto a farsi travolgere da un oceano di emozioni.
“Earth Hotel” risulta ammaliante in “Una nuova innocenza”, sinuoso in “Avenida Silencio”, cristallino in “Life” (cantata in inglese), languido in “Hannah”, terribilmente penetrante in “Orlando”, ma all’occorrenza anche decisamente ritmico, come in “Nuovosonettomaoista”, “Feed The Destruction”, “Divisionisti” e “Piccola pornografia urbana”.
Benvegnù con “Earth Hotel” firma il miglior capitolo della propria carriera solista, consolidando un ruolo di primissimo piano nel firmamento del cantautorato italiano.
Tanta acqua è passata sotto i ponti dalla bella avventura Scisma: furono soltanto le fondamenta di un percorso che con il trascorrere del tempo si fa sempre più importante e luminoso.
31/10/2014