She Sir

Go Guitars

2014 (Shelflife)
dream-pop, dream-gaze

Nell'andirivieni di suoni, spunti e tendenze, era del tutto preventivabile che il ritorno in auge del dream-pop, coinciso con i primi anni di questi instabili e sfrenati anni Dieci, dopo un diffuso periodo di culmine conoscesse di lì a poco un rientro nei riscontri, soppiantato nei favori da stimoli di altra natura. Altrettanto preventivabile è che, se la percezione di un sound cambia nel corso del tempo, c'è chi giustamente non se ne preoccupa e prosegue sulla propria strada, desideroso di dire la sua a prescindere dalle mode e dai voltafaccia del pubblico.
Gli She Sir da Austin ne sono una delle tante, tangibili prove: dopo anni di gavetta e uscite minori passate sotto silenzio, approdano con il loro primo full-length in un momento appunto tutt'altro che favorevole per il loro genere, ma con una passione e uno slancio che in altre occasioni (e con il supporto di qualche etichetta più à-la-page) non avrebbe avuto problemi di alcun tipo a brillare, a conquistarsi lo spazio che merita, in quell'ipotetico allora così come adesso. La classe di certo ha ben poco a che spartire con trite categorie spazio-temporali.

Due sono gli aspetti che rispetto ai molti colleghi rielaboratori della grande epoca dream-gaze consentono al quartetto americano di emergere, di catturare un'attenzione sempre più parcellizzata, distratta da troppe tentazioni: il lavoro speso sulla scrittura, e la presenza in formazione di due bassi, fatto che si ripercuote innegabilmente anche nella composizione stessa dei pezzi. Ne risulta un lavoro che, pur mantenendo i tratti più sfumati e onirici del sound di partenza (com'era ovvio che fosse, d'altronde), si correda di strutture ritmiche più sostenute, grintosi (e tutt'altro che scontati) muri di suono e ricche evoluzioni strumentali, in netta e interessante antitesi rispetto alla dolcezza e alla rilassatezza con cui sono trattate e curate invece le melodie.
Non siamo di certo dalle parti delle declinazioni heavy proposte dai Nothing, né tantomeno è l'ipnotica formula stone-gaze dei True Widow a identificare gli stupefatti lineamenti del quartetto texano. Col canto di Russell Karloff a muoversi nostalgico e affascinante sopra le linee melodiche, precise e accuratissime nelle loro progressioni tanto quanto nel gestire pause e ripartenze, il disco è un tripudio di scintillii chitarristici (il titolo parla chiaro), cascate di arpeggi e velluti di tastiera, che assieme agli elementi sopra menzionati costituiscono un blend sonoro quantomeno lontano da facili attinenze, sempre ottimamente indeciso se prendere la strada del jangle-pop à-la Real Estate, assecondare con forza le venature più sfuggenti del suono oppure calcare sugli aspetti più “materici”, densi di quest'ultimo.

Da questo lucido, fintamente sconnesso tripudio di sensazioni e suggestioni scaturiscono brani rapidi e flessuosi, abili nel dosare umori e impressioni con una naturalezza apparente invidiabile, che condensa malinconia, leggerezza, stupore e pathos in un mélange unico, del tutto inscindibile nei suoi componenti. Una corresponsione tra composizione e resa emotiva che si ripercuote sulla stessa riconoscibilità dei singoli pezzi, forti di una personalità e di uno spessore che tanti revivalisti al massimo possono sognare. La robustezza dei bassi di “Bitter Bazaar”, capaci di ergersi a direttori espressivi di prim'ordine nella tranche strumentale della canzone, l'incedere vibrante della successiva “Warmwimming”, sospesa in una bolla di infinita serenità, le commosse carezze percettibili nel candore di “Winter Skirt”: quel che è certo è che in “Go Guitars” la varietà, all'interno di una formula così ben delineata, proprio non scarseggia. Se vi ritroverete a canticchiare in men che non si dica (il tempo di due ascolti) le canzoni dell'album, capirete il perché.

Nel frattempo, gli She Sir non perdono tempo, avendo dichiarato di essere già al lavoro per il loro sophomore. Inutile dire che lo si attende al varco con una certa curiosità. I presupposti per un'ulteriore maturazione ci sono tutti: che qualcuno alla Captured Tracks faccia firmare loro un contratto!

09/12/2014

Tracklist

  1. Portese
  2. Kissing Can Wait
  3. Bitter Bazaar
  4. Warwimming
  5. Mania Mantle
  6. Winter Skirt
  7. Snakedom
  8. He's Not A Lawyer, It's Not A Company
  9. Condensedindents
  10. Continually Meeting On The Sidewalk Of My Door

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