A rompere il velo dell’oscurità, intervengono venti siderali, fraseggi sparsi di tastiere (“12.4”), svirgolamenti cosmici (“12.6”), modulazioni trascendentali (“12.1”), qualche richiamo di tromba in perfetto stile Jon Hassell (“12.5”, “12.8”) o mareggiate astrali (“12.7”, “12.13”, quest’ultimo uno dei momenti più interessanti, con le sue dinamiche accentuate e i suoi nostalgici orizzonti).
Un susseguirsi di equilibri imperfetti, di suggestioni ed evocazioni sinistre, in cui, però, emerge tutta l’estemporaneità di un’ispirazione altalenante, che rende queste composizioni sempre meno interessanti, man mano che la mente le sviscera.
(26/11/2014)