Battles - La Di Da Di

2015 (Warp)
instrumental art-rock

Nascono e ottengono successo sempre più artisti che si curano molto di più dell'aspetto scenico e iconografico che di quello prettamente musicale, scommettendo tutto su una copertina efficace o su improbabili divise coordinate con le quali esibirsi davanti alle folle adoranti. Nel caso dei Battles – a fianco di una manciata di veri talenti che non hanno bisogno di alcuna compensazione estetica – la controparte visiva del progetto ha sempre avuto una funzione sinestetica, con composizioni grafiche che di per sé anticipavano i cambiamenti in atto nel sound del gruppo, e che a posteriori possono aiutarci a comprenderne l'evoluzione.

Dall'esuberante debutto (escludendo gli Ep) di “Mirrored”, un gioco matematico di specchi, progressivo e progressista, alla colata di melma rosa flash di “Gloss Drop”, dalle sonorità più massicce e intransigenti – diremmo quasi stucchevoli, tornando alla cover. Quattro anni dopo arriva il design definitivo: l'occhio più attento noterà infatti che gli improbabili ready-made culinari su sfondo bianco trovano la loro sintesi cromatica e geometrica in un riquadro ad essi sottostante, come un compendio in linguaggio Pantone.
“La Di Da Di” propone dunque un nuovo ricettario futurista, ripescando in parte i colori sgargianti e i sapori agrodolci del primo Lp, e virando il rigore ritmico di sempre entro una dimensione ormai quasi del tutto danzereccia (con questi elementi, peraltro, un buon marketer di Expo Milano avrebbe dovuto cogliere al volo l'occasione di ospitarli.)

Un inizio convincente all'insegna del synth gommoso del singolo “The Yabba” – climax esaltato in puro stile “Mirrored” – ci illude subito su un presunto ritorno alle migliori intenzioni e invenzioni di Ian Williams e soci: un miraggio che sopravvive solo all'apparenza, ma con l'avanzare dei minuti si dirada inesorabilmente, tra cavalcate chitarristiche spigliate ma anche molto, troppo ordinate nella replica ossessiva dei riff (“FF Bada”, “Summer Simmer”), che giunge al parossismo nello sfiancante ostinato di “Non-Violence”, come di archi gravi, alternato a rapidi grappoli di note trillanti. Un metodo che può forse funzionare nel breve termine (“Flora > Fauna”), ma che più presso dà adito a stralci tristemente lasciati incompiuti: “Tyne Wear”, con quella spessa linea di basso alla Shellac e la batteria frenata un istante prima della furia, avrebbe potuto preludere a un nuovo tour de force strumentale in stile “Tij”.

Quegli sviluppi imprevedibili tanto attesi non giungono mai, ricadendo puntualmente nell'ottusa reiterazione o, peggio, nell'insipidezza (col suo breve quadretto elettronico Williams riesce a togliere qualunque gusto alla “Cacio E Pepe”). Solo qua e là incrociamo qualche timido abbandono all'alea – sfuggenti passaggi che somigliano a un lancio di-da-di a 20 facce – nulla però che riesca a non farci rimpiangere i caleidoscopici esordi.
Ancora una volta il trio elude furbescamente la freddezza del suono digitale, filtrando i sintetizzatori con amplificatori da chitarra, rendendoli così più fisici e “sporchi”. Ciò non basta a ignorare l'ingombrante fanfara di “Tricentennial”, se non altro felicemente seguita dal moto ondoso e suadente di “Megatouch”. L'ultima speranza resta quella di un finale dignitoso, ma in appena due minuti “Luu Le” mette in circolo una nenia da parata cinese al ralenti, rovinando un altro valido spunto.

Rileggendo sopra sembra che si stia parlando di una completa disfatta: trattasi invece di un raggiro bello e buono, poiché a ogni pie' sospinto la poderosa ritmica di John Stanier torna a rapirci arginando il semi-vuoto sottostante, una sequela di falle di scrittura che nell'ascolto istintivo, comprensibilmente acritico, sembrano quasi scomparire.
Per passarla liscia, i Battles avrebbero fatto bene a pubblicare “La Di Da Di” a giugno, assicurandosi almeno la candidatura a disco indie dell'estate. In settembre si è decisamente meno indulgenti verso exploit così ruffiani.

17/09/2015

Tracklist

  1. The Yabba
  2. Dot Net
  3. FF Bada
  4. Summer Simmer
  5. Cacio e Pepe
  6. Non-Violence
  7. Dot Com
  8. Tyne Wear
  9. Tricentennial
  10. Megatouch
  11. Flora > Fauna
  12. Luu Le

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