Joan Shelley si conferma una delle interpreti più credibili del folk contemporaneo americano con un’uscita incredibilmente ravvicinata allo scorso “Electric Ursa”, disco che sembrava rappresentare la sua “svolta elettrica”, ma che la cantautrice del Kentucky sconfessa nuovamente in questo “Over And Even”, in cui l’accompagnamento principale è quello del suo chitarrista Nathan Salsburg, musicista di grande gusto e dall’espressività tenue ma mai distaccata.
In “Over And Even”, sotto l’egida di Oldham, che compare nella ballata dal gusto tradizionale “Jenny Come In” e nel misuratissimo e ispirato singolo "Stay On The Shore", Joan Shelley consacra il suo status di artista di riferimento sulla scena folk tradizionale americana, una risposta femminile a Barna Howard, Sam Amidon, Elephant Micah, per citarne alcuni.
Un calore riconoscibile e confortante si sprigiona fin dalle prime note del disco, con le interpretazioni impeccabili di Joan che risuonano con passione e con una libera leggiadria nello spazio raccolto di un paio di chitarre, una fisarmonica. L’afflato cameristico di “Electric Ursa” aiuta la Shelley a misurare il passo di “Over And Even”, orchestrando in quest’ultimo disco un sound affascinante per familiarità e profondità, come dimostra il luminoso mantra folk della title track.
Con polso sicuro, Joan traghetta “Over And Even” verso la conclusione senza sbalzi, senza smettere di conquistare con brevi affreschi bucolici (la suggestiva ambientazione palustre di “Lure And Line”, l’ondeggiare piovigginoso di “Ariadne’s Gone”) e più carismatiche interpretazioni country-folk (“No More Shelter”). Ed è verso la fine che si realizzano alcuni dei pezzi più emozionanti del disco, la dolcissima “Wine And Honey” e la struggente progressione melodica di “Subtle Love”.
Un disco che si fa notare per distacco in un genere inflazionato quanto privo di voci riconoscibili.
28/09/2015