Dall’ultimo “Oblivion Hunter” sono passati tre anni, un lasso di tempo in cui i due Lightning Bolt sono riusciti a strappare un contratto alla Thrill Jockey. Proprio grazie al supporto della label chicagoana, Chippendale e Gibson possono in questa loro nuova fatica fare leva su una qualità sonora superiore, declinando il solito muscolare noise-rock infarcito di schizzi psichedelici e strutturato secondo spigolosissime geometrie.
“Fantasy Empire” è in ogni caso un disco più ragionato rispetto ai suoi predecessori, aperto da un martellamento in odor di pompa metal (“The Metal East”) e lanciato oltremodo verso la sfera dell’isteria senza freni dalle tonanti cadenze di “Over The River And Through The Woods”. Il livello di tensione è sempre alle stelle, con Chippendale a pestare come un ossesso sui tamburi e Gibson in veste di scienziato pazzo alle prese con pedali, effetti vari e frizzi lisergici.
E’ una festa coloratissima, sempre coinvolgente nonostante un tasso limitato di sperimentazione. Tuttavia, anche se difficilmente riusciranno, ancora una volta, ad andare oltre il recinto dei soliti aficionados, questo “impero della fantasia” ha almeno dalla sua la convinzione di prodursi in un onesto omaggio a quanto, nei loro migliori momenti, i Lightning Bolt hanno rappresentato per il versante più pazzoide del rumorismo degli ultimi quindici anni.
Un omaggio che si produce in numeri altalenanti, passando in rassegna un po’ tutto il loro universo musicale: le sfumature bluesy che emergono tra le pieghe di “Horsepower”, i ghirigori art-rock su posizioni math di “King Of My World” (brani, questi, che finiscono per essere tutto sommato buoni per riempire il campo “ordinaria amministrazione), le trame tribaloidi di “Mythmaster”, quelle dissolute e “aperte” di “Dream Genie” (che aggiornano l’idea di trip sonici a base di voci distorte, feritoie spaziali e freakerie assortite), fino alla fuga punk della conclusiva “Snow White (& The 7 Dwarves Fans)”, con il vessillo dei Chrome ben piantato nel cuore.
20/03/2015