Un nuovo capolavoro firmato
Prince? E chi se lo aspetta più!? Diciamoci la verità, tenendo conto dell'ultima produzione decennale del folletto di Minneapolis, sarebbe già arduo riuscire a trovare pezzi che siano sopravvissuti non soltanto nelle
tournée a venire ma persino a quelle promozionali del disco di appartenenza. E a poco serve che inauguri la sua nuova fatica, "HITnRUN Phase One" (realizzato col produttore Joshua Welton), mixando gli
incipit di due pietre miliari quali "1999" e "Purple Rain", quando l'introduzione vera e propria è poi affidata alla voce della sua nuova
protégée, Judith Hill, alle prese con un banalotto funk
cartoon-istico che smorza subito le ormai flebili speranze.
Eppure il "Million $ Show" che sta per iniziare qualche sorpresa la tiene invece in serbo, anche se per il fan duro e puro di Prince potrebbe essere difficile mandarle giù. Asciugate le ridondanze rock di "
PLECTRUMELECTRUM" (con l'onesta "Hardrocklover", unico, vago richiamo) e svecchiate le melliflue ambientazioni di "
Art Official Age" (la già edita "This Could B Us" letterlamente teletrasportata in un
sexy-
club) questa è infatti la prima volta in tanti, tantissimi anni in cui un disco di Roger Nelson non cerca di riscaldare il suo
sound anni 80, ormai stantio se fuori contesto, o quello geriatrico dei chitarristi anni 70, ma prova almeno a suonare il più possibile contemporaneo, pur mantenendo intatti certi tratti distintivi della sua cifra stilistica.
Lo fa dando ampio spazio a una, per lui inedita, attitudine
urban-
Edm slabbrata e oscura, e rimaneggiando certi esperimenti tentati nella prima metà degli anni 90 che avevano convinto in pochi, lui per primo. Stavolta però il panorama
black di contorno è cambiato, l'
electro-invettiva di "Shut This Down" convince grazie al suo basso bello
groovoso e incide quanto "My Name Is Prince". Funzionano persino meglio la ancora più aggressiva "Ain't About To Stop", febbricitante convulsione da mille e una notte in compagnia della stellina Rita Ora, e l'ipnotico gorgo meccanico di "X's Face", su cui è snocciolata una sorniona cantilena.
Sentendosi però già padrone di un linguaggio non propriamente suo, in alcuni momenti il nostro pecca di presunzione (strano no?) e inciampa malamente: l'
interlude "Mr. Nelson", fin troppo tirato per le lunghe, non è altro che un (brutto)
remix della già nota "Clouds" (sempre coadiuvata da
Lianne La Havas) che cerca di mescolare, non riuscendoci, fughe house, svisate
brostep e arebeschi assortiti. L'unico momento dell'album che tenta invece di azzeccare una melodia incondizionatamente pop, concessione per riportare alla mente i classici del passato, fallisce paradossalmente per mancanza di cattiveria. Il trascinante battito di "Fallinlove2nite" viene infatti appesantito da una cascata di fiati dozzinali e a poco serve, stavolta, un'interpretazione
à-la Camille quando il risultato finale è ormai, se non del tutto compromesso, tinto di ridicolo.
Meglio lasciarlo rifugiare in territori più neri, quindi, contaminando i suoi immancabili
riff funky con l'hip-hop
old-
school di "Like A Mack" (nonostante si faccia rubare la scena dal
rapping a tinte caraibiche dell'emergente duo Curly Fryz) e dimostrando, con le sensuali sinuosità di "1000 X's & 0's", di riuscire perfettamente a tenere il passo delle attuali leve soul (
John Legend, nello specifico). E perché no, magari di guardare addirittura oltre, dal momento che le sospese rarefazioni di "June", in chiusura, stuzzicherebbero probabilmente anche un
indie dall'anima black come
Jamie Woon.
Imperfetto e incompleto (non ancora fissata la pubblicazione della "Phase Two"), avaro di melodie memorabili ma generoso quanto a mordente e urgenza espressiva, "HITnRUN" difficilmente passerà alla storia, ma tra tutti i suoi ultimi dischi potrebbe fregiarsi di un insolito primato. Non riporterà certo Prince in auge e all'avanguardia, ma il pregio di farlo sembrare in ritardo di tre anni al massimo e non più di quindici è sufficiente per riaccendere un sopito barlume di speranza per il futuro.
10/09/2015