I Canova non sono l'ennesimo gruppo indie alternativo della scena romana o bolognese, non scrivono testi minimali dal significato nascosto né artificiosi e cerebrali, non abusano dei synth, ma hanno trovato una giusta armonia tra chitarre e tastiere. Sono milanesi, e lo si può intuire dalle citazioni sui Navigli e da alcune vocali aperte del cantante Matteo Mobrici. "Avete ragione tutti" è il loro album d'esordio: nove canzoni d'amore e odio, di felicità e rassegnazione, a tratti così banali che viene spontaneo domandarsi come facciano a colpire e rimanere nella testa.
"Vita sociale" è il singolo che li ha fatti conoscere ai più, perfettamente confezionato per diventare una hit, grazie sia al ritmo, incalzante e orecchiabile, sia al testo, una critica alla società che nel ritornello tocca il suo apice: "Vorrei morire anche se fuori c'è il sole" è la frase che scandisce cinicamente tutto il brano. "Brexit" potrebbe invece essere un inno per quella generazione che va dai venti ai trent'anni: racconta le velleità giovanili e il disagio di chi avrebbe voluto scrivere canzoni ma si è ritrovato a fare le riunioni, e nonostante questo non ha smesso di credere all'amore e di dedicare canzoni degli Strokes. Sempre sul tema amoroso si sviluppa "Expo", in cui le chitarre si fanno prepotenti e la voce di Mobrici aggressiva, per raccontare la storia ormai finita di una coppia milanese un po' fuori dagli schemi.
"La felicità" è invece un lento disincantato, fatto di tastiere e cori, che spiana la strada alla seguente "Manzarek", sicuramente il brano meglio riuscito dell'album. L'intro, costruita solo con una chitarra, sembra l'attacco di una canzone di Vasco Rossi, e anche in questo brano i riferimenti musicali non mancano: nel ritornello vengono citate le canzoni dei Doors, dando vita a un'atmosfera di amarezza e malinconia. Più spensierata e allegra "Portovenere", così pop che sembra uscita da un album del primo Cremonini.
Le ultime tre canzoni si susseguono in maniera del tutto naturale: in "Aziz" sono protagonisti i synth anni 80, che fanno molto Thegiornalisti e apportano quel tocco malinconico necessario per cantare dell'ennesimo amore andato male, senza vergogna né pentimenti, mentre "Maradona" punta tutto sull'irresistibile ritornello da sing along. L'album si chiude in maniera perfetta con il brano live "La festa", intimo e introspettivo, solo piano, voce e tanta emotività.
La voce di Mobrici è calda, sicura e piena di sfumature, all'occorrenza arrabbiata, ironica o afflitta, sicuramente la sua espressività ha influito in maniera positiva sul risultato finale del disco. La forza dei Canova sta nella semplicità: "Avete ragione tutti" è un album lineare e omogeneo, bello proprio perché si fa portavoce di quel pop vecchio stile che non ha bisogno di tanti artifici, ma che colpisce per la sua purezza e spontaneità; è da ascoltare tutto d'un fiato, canzone dopo canzone.
11/03/2017