L'album inizia con la splendida benedizione di "Pace", sincopato ed elettrico augurio a un mondo che tutto crea e possiede eppure non riesce a trovare la pace, scosso com'è da una allarmante crisi di valori ("io potrei augurarti una montagna di cose/ ma ogni cosa ha un prezzo e poco valore/ e per questo adesso io ti auguro pace/ pace ai tuoi occhi, pace al tuo dolore"). E' una messa per anime sole e stanche, che continua poi nella liturgia pianistica di "Gabriel" e nella consolazione sintetica de "Il canto della beatitudine", in cui forte è il rimando al primo Battiato, mentre l'evocativa preghiera latina di "Deus meus" finisce per prendere il via nei vertiginosi territori degli Enigma.
A questo punto, troviamo una delle canzoni più rappresentative del conio, la controversa "Se incontri il Buddha", la quale richiama un noto koan della filosofia zen che invita a uccidere il Buddha ogniqualvolta egli si presenti sulla nostra strada: la traccia è, chiaramente, una drastica e allegorica negazione verso le proprie dipendenze fisiche e psicologiche, che riporta alla mente anche l'episodio biblico in cui Gesù incita i suoi discepoli a odiare i propri figli e genitori, alludendo anch'egli - ovviamente, in senso figurato - al ripudio dei legami carnali che essi rappresentano.
Successivamente, c'è spazio per un gioviale reggae contro le apparenze ("Cogli l’essenza") e per un angelico raccoglimento mistico ("Uriel"), ma anche altrove lo sguardo del duo è ugualmente suggestivo: l'anglofona infatuazione elettro-pop di "Space And Flowers" e la divina emanazione minimal-pop di "Suprema identità" ci trasportano poi nella rivelazione cosmogonica de "Il mondo è costruito sull’amore", cantata con dolcezza da un Di Bella che, con toccante sincerità, ci ricorda come spesso l'umiltà sia la chiave per una vita più piena e felice.
Rientra, invece, nelle corde vocali del suo autore "Il sole nella pioggia", canzone resa già indimenticabile nella versione di Alice, ma a tornare è anche il sincero amore che lega Camisasca all'Oriente ("Luce dell’India"). Chiudono infine la scaletta la trascendentale title track "Spirituality", sinfonia strumentale e siderale in stile kosmische musik, e la breve preghiera mariana di "Shlom Lech Mariam", recitata con enfasi in lingua aramaica.
Senza dubbio, non ha tradito le aspettative il ritorno sulle scene di Camisasca, che con Di Bella ci dona un disco intimo e solenne, carico di una spiritualità meravigliosamente panteistica e priva di barriere geografiche, dimostrando con l'affetto di un padre amorevole e severo quanto oggi ci sia ancora bisogno di "pace in terra agli uomini, pace in cielo al vento/ ad ogni filo d'erba scampato al cemento/ pace a chi ritorna come acqua al mare/ pace a questo tempo che non parla d'amore". Con "Spirituality", il duo Camisasca-Di Bella vuole quindi rammentare a questo mondo come ci sia ancora nobiltà nell'essere umano, ricordandoci dell'urgenza di un dialogo interreligioso e di un ritorno alla semplicità, perché se è vero che spesso la paura ci divide, non dobbiamo mai dimenticare come il mondo sia (ancora) costruito sull'amore.
(14/06/2016)