Quella posta in essere da Trentemoller è una lenta trasmutazione che avanza nel tempo, lo spostamento lungo una direttrice che parte dalla minimal techno degli esordi, tanto in voga nei club di tendenza di Ibiza e Berlino, per slanciarsi verso altrettanto complesse atmosfere decadenti darkwave.
Il dj e producer danese conferma in “Fixion” la ferma volontà di non volersi rilassare in quella comfort zone rappresentata da tutto ciò che ha ben fatto in passato, non vuole assomigliare all’infinito a una copia di sé stesso, ma sente l’esigenza di modificare il proprio asse musicale, spostandolo in maniera ancor più decisa rispetto all’acclamato “Lost”, che già poneva in primo piano la natura caleidoscopica del lavoro di Anders.
La sua elettronica (così come quella dei Chemical Brothers) piace anche a chi di elettronica mastica ben poco, ed allora eccovi servita una “Never Fade” che potrebbe tranquillamente essere scambiata per un outtake dei Cure epoca “Faith” o con gli Editors di “In This Light And On This Evening”.
Le architetture post-punk permeano quasi tutte le dodici tracce di “Fixion”, sia negli strumentali dalle ambientazioni opprimenti (le egregie “Sinus” e “November”), sia nelle tracce cantate, dagli sviluppi inequivocabilmente dark (la drammatica “Spinning”, la più debole "Redefine", l’iniziale ”One Eye Open”).
Ma le radici sono importanti, quindi non mancano i tourbillon da dancefloor (“Phoenicia”) e l’electropop in stile New Order (“Circuits”), utili a conferire la giusta iniezione di ritmo e dinamica, per poi chiudere i giochi sui placidi landscape di “Where The Shadows Fall”.
A nobilitare il disco, la carismatica presenza vocale di Jehnny Beth su “River In Me” e “Complicated”, un dovuto ringraziamento per l'ottimo mixaggio realizzato dal sempre più poliedrico Trentemoller su “Adore Life”.
19/11/2016