Adamennon aka Adam Van Maledict e Luciano Lamanna sono due personaggi appartenenti al vasto mondo del substrato musicale italiano più sotterraneo, fatto di zone d'ombra e luoghi nascosti; autore il primo di svariati lavori autoprodotti a tiratura limitata, di matrice drone e ambient spesso mischiata con suoni doom e/o psichedelici e progressivi, dj, produttore e ingegnere del suono il secondo, ex-membro di progetti quali Tekno Mobil Squad, B A L A N C E, Lunar Lodge, Assalti Industriali, propenso verso la techno più dura, oscura e siderurgica, come dimostrato nelle sue varie emanazioni e nei suoi dj set presso il locale Ex Dogana di Roma.
Dall'incontro tra i due musicisti nasce "Iris", caratterizzato da sei tracce ispirate da "Suspiria" di Dario Argento, una sorta di colonna sonora non ufficiale in cui movimenti atmosferici e cinematografici si incastrano con oscurità ambient e ritmiche striscianti dove non mancano sia synth vintage sia linee di basso anni Settanta, il tutto a tratti accompagnato da elementi technoidi sempre comunque contenuti e funzionali non a un discorso da pista, bensì all'esperienza privata con un totale assorbimento da parte dell'ascoltatore.
Ecco, quindi, l'introduzione preparatoria costituita dalla brevissima "Orfeo ed Euridice", un insieme di strati dark-ambient e synth onirici e maestosi, seguita da episodi come l'incalzante "Arriva il buio", un loop di basso che fa da tappeto per suoni serrati e malinconie cosmiche dai sottintesi inquietanti, o la "quasi retro-wave" della title track, con tanto di pianoforte e drum machine ossessiva come un metronomo, una traccia completata da strali spettrali e ariosi.
Il lato B dell'opera vede altri giochi pianistici in "Ottobre", uniti ora a ritmiche sincopate serpeggianti, così come le pulsioni techno di "Nuvola nera", tra claps e rullanti improvvisi, e le drammaticità da field recordings di "Fuori piove", tripudio di campionamenti ambientali e linee sintetiche in loop; un quadro sonoro che mostra ancora di più il lato sperimentale dei nostri, sempre comunque al servizio di un'immaginaria colonna sonora fatta di tensioni sospese e adrenalina sul filo del rasoio.
In definitiva, un'opera particolare, che va vissuta e giudicata nella sua interezza, rivolta agli amanti dell'elettronica più ricercata e funzionale, ma anche a coloro che apprezzano le colonne sonore dei Goblin e di John Carpenter. I suoni di synth di Lamanna si sposano perfettamente con i fraseggi di Adamennon, in un connubio mai forzato, che si mantiene allo stesso tempo elegante e diretto.
L'ascolto è insomma caldamente consigliato per viaggi interiori al buio e lontani da tutto, possibilmente dopo la visione del sopramenzionato film, con le scene clou ben vivide in mente.
26/10/2017