CEP

Drawing The Target Around The Arrow

2017 (self-released)
ambient-drone

È dello scorso dicembre la notizia che, dopo un decennio e tre album realizzati a nome Chairlift, Caroline Polachek e Patrick Wembley non suoneranno e incideranno musica più insieme, incentrandosi d'ora in avanti ciascuno sui suoi progetti personali, il secondo come produttore per altri artisti, la prima invece in un'avventura solista che le consentirà di sviluppare al meglio la sua idea di pop cangiante e idiosincratico, come già dimostrato nell'interessante "Arcadia" a firma Ramona Lisa. Di certo, però, ogni nuovo sviluppo in tal senso per la peculiarissima voce del fu duo statunitense dovrà attendere ancora un po': la raccolta di diciotto bozzetti pubblicata ad inizio di quest'anno consiste infatti nella più inattesa deviazione degli ultimi anni, in una rottura totale dagli schemi (seppur molto poco definiti) in cui si è finora contenuta l'arte della musicista, per come perlomeno l'abbiamo potuta apprezzare fino ad ora. Formato da tracce composte nel corso dell'ultimo lustro, "Drawing The Target Around The Arrow", pubblicato da Polachek con le iniziali del suo nome, è un insieme di scarni brani strumentali ideati attraverso l'impiego di sinusoidi sintetiche e poco altro, per un lavoro dal fascino ambientale e dal rigore estremo, in cui anche soltanto una parvenza di melodia è un lusso da non sperperare. A prescindere dal risultato complessivo, l'intento è senz'altro degno di stima.

Da lei descritte come uno stacco uditivo da qualsiasi cosa stesse realizzando in quello specifico istante, le composizioni di questo album sono dedite a un minimalismo espressivo estremo, in cui il silenzio conta tanto quanto il suono e in cui l'idea di progressione quasi scompare, di fronte a una ripetizione timbrica che è la vera costante tra i vari brani del lavoro. L'estrema neutralità, dipinta da Polachek come totale funzionalità (non è un caso che i titoli scelti si riferiscano a concetti tutto sommato alquanto generici, del tutto interscambiabili l'uno con l'altro), vanifica totalmente ogni forma di imprinting personale, di carattere che possa portare a un riconoscimento, anche non immediato, della proposta. La vanificazione del proprio ego artistico, per quanto rilevante, per non dire riposante, per una come Polachek che di certo non ha problemi nell'evidenziare quanto è frutto della sua creatività, alla fine si rivela però anche il maggiore limite della raccolta. Un po' come per l'album di Huerco S. dell'anno passato, le tracce scorrono anonime, in un susseguirsi di suggestioni più o meno subliminali prive però di un impulso davvero consistente, forti soltanto del loro esistere, senza che nient'altro ne turbi l'incedere se non lo stacco al prossimo brano.

Certo, si potrebbe obiettare che lo scopo dell'album è racchiuso tutto nel titolo dello stesso, e che l'artista non ha proprio voluto traviare nessuno. D'altronde, tracciare il bersaglio attorno alla freccia consiste proprio in questo, nel donare solo a posteriori una sfumatura espressiva o un contesto a composizioni che in realtà non nascondono alcun significato, il cui impiego è limitato soltanto dalla fantasia di chi poi deciderà di utilizzarle in una cornice diversa. Al di là però dell'assoluta sincerità delle intenzioni, un pizzico di cura in più nella varietà delle sinusoidi presentate avrebbe di certo giovato al progetto, senza perdere di vista la retrocessione della mente creativa, e garantendo al contempo una maggiore fruibilità. Fermo considerando che l'ora di durata tutto sommato fornisce un sottofondo ambient-drone neanche troppo spregevole, tuttavia sono ben pochi i momenti in cui oltre a un sommesso rombo di fondo, o a qualche impulso più vivace e dalle frequenze più vivaci, se ne ricava qualcosa di più interessante.
Pur in tutta la sua ricorsività, "Singalong" fornisce un piacevole pattern micro-melodico che pare scritto per un vibrafono, "Missed Exit" suona quasi come un field-recording registrato in giro per qualche foresta, e la struttura di "1pmWater" avvicina gli sforzi di Polachek all'incedere sacrale delle composizioni di Joanna Brouk. Si tratta però di episodi rari, di occasionali concessioni compositive che confermano la regola, votata all'esposizione di droni sciolti da ogni ulteriore sovrastruttura, un mero esercizio di defaticamento dalle elaborate armonie vocali e produttive di una delle voci più particolari del pop a stelle e strisce.

Oltre ogni forma di valutazione, quanto si ascolta in "Drawing The Target Around The Arrow" chiarisce innanzitutto la straordinaria versatilità di una musicista che non conosce minimamente barriere, in secondo luogo ci permette di apprezzare la filosofia alla base della produzione di una musicista che non dà niente per scontato, fossero anche "semplici" sinusoidi sonore lasciate correre a piacimento. Non rimarrà la sua prova più memorabile e degna di rilievo, ma anche per pura e semplice curiosità la raccolta strumentale di Caroline Polachek merita un ascolto.

02/05/2017

Tracklist

  1. Lilian's Pavilion
  2. Doves
  3. Hive Dream
  4. Borg Pillow
  5. Low Tide
  6. 1pm Water
  7. Up The Flagpole
  8. Missed Exit
  9. Black Background
  10. Vertical Sunset
  11. Valley Hum
  12. Singalong
  13. It Can Wait
  14. Pupil
  15. 7pm Window Seat
  16. 8pm Sleeping Fish
  17. Verge Of Crying
  18. 3pm You Are Here

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