Dotata di puro talento naturale, Daymé Arocena è una delle voci più interessanti della moderna musica cubana. Il suo profilo artistico però non è ancora del tutto definito, ingabbiato in uno stile jazz leggermente contaminato e poco innovativo.
Con il nuovo album l'artista cerca conforto nelle braccia sicure e accogliente della contaminazione etnica, senza rinunciare a quel conformismo stilistico che negli ultimi anni ha reso sempre più arido il panorama musicale della sua terra d'origine.
"Cubafonia" non è l'album delle meraviglie che comunicati stampa e alcune recensioni sbandierano ai quattro venti. L'unico tratto rassicurante e interessante resta la voce di Daymé Arocena, la scrittura è ancora troppo ordinaria e priva di slanci, il repertorio è un condensato di cliché etno-chic destinato a stupire più nella dimensione live che in quella discografica. Non è in discussione l'autenticità e la bravura dell'artista cubana, qui alle prese con un variegato canovaccio di atmosfere jazz-fusion che hanno già prodotto negli anni 90 una discografia copiosa, attualmente appannaggio solo di nostalgici dell'Hi-end.
La volontà di confrontarsi maggiormente con le radici è senz'altro la novità più rilevante di "Cubafonia", peccato che si debba attendere la conclusiva "Valentine" per poter gustare qualcosa di stimolante. L'approssimazione e il cattivo gusto di alcuni arrangiamenti non giovano all'insieme. Il trittico iniziale a base di rumba e divagazioni jazz alterna momenti godibili ("Ellegua") a cadute di stile ("Lo Que Fue") e timidi tentativi d'innovazione ("Maybe Tomorrow"). Le tentazioni da big band sono a tratti prevedibili ("Mambo Na' Mà") e a volte risibili ("Negra Caridad"), mentre le ballate scivolano su canoni soul-pop che fanno rimpiangere le pagine meno riuscite di Sade ("Como") o intercettano esoterismi jazz che mettono in mostra solo il talento artistico dei musicisti coinvolti nel progetto.
Spetta a "Todo Por Amor" e a "It's Not Gonna Be Forever" il merito di sottolineare senza incertezze la volontà di Daymé Arocena di confrontarsi con una realtà creativa più ricca e meno manieristica, ma "Cubafonia" è purtroppo un album timido, un tentativo non del tutto riuscito di elaborare un repertorio all'altezza di una grande voce.
14/04/2017