Il suo progetto non ha molto di "particolare", anzi pare essere molto attento a non uscire, anche nella scrittura melodica, da quanto ci si attende da un'uscita del genere: gentili, educate visioni bucoliche, come nel giro di banjo di "David The Gnome", duetti maschile-femminile in punta di piedi ("Tiptoe"), soffuse, delicate progressioni corali ("The Music", "Lakeside"), scampagnate primaverili all'ukulele, in pieno spirito Hemming-iano ("My Old Friend").
Insomma, un disco "inutile", come se la musica e/o la sua storia avessero un fine slegato da quello degli uomini, eppure uno di quei dischi che sa utilizzare ingredienti sicuramente "classici" nell'accezione "bedroom" del folk-pop degli ultimi anni (strumenti-giocattolo od "obsoleti" come l'organo vittoriano o il corno francese, giochi d'allitterazione, dinamiche di un quieto risveglio dei sensi) ma con un risultato, se non sorprendente, sicuramente solido sul piano dell'originalità di scrittura (l'indie-pop "scozzese" di "Mannequins", in scia Butcher Boy, e il più canonico pezzo Murdoch-iano "Heartaches").
(04/05/2017)