Moro & The Silent Revolution

High & Slow

2017 (Cosabeat)
songwriter, alt-folk, alt-pop
6.5

Massimiliano “Moro” Morini torna dopo l’ameno “Home Pastorals” (2014) con la sua prova più impegnativa di sempre, “High & Slow”. La maratona si apre con canzoni a un tempo tumultuose e gentili, una “Ready Steady Go” guidata dalla slide, la filastrocca folk “Tense”, e soprattutto il rimbalzante power-pop di “Going Down” che richiama la “I Want You To Want Me” dei Cheap Trick. Delle due serenate, la dedica nostalgica “Beautiful Freaks” e la grand-ballad “Truce”, la migliore è di certo la seconda, accesa sui distorsori, quasi un sacrilegio rispetto alle tinte solitamente acquerellate del cantautore.

Ma un reale nuovo fronte è aperto dallo spleen electro-pop di “Homegrown”, cantata con un sentore più zen che europeo, e poi dalla tiritera alla Donovan di “Low” sorretta solo da un etere sintetico, il cantico estatico su valzer folktronico di “Someone”, le scie di echi e brezze di distorsione di “Gone”. Ma più visionaria è “All The Stars”, recitazione sdoppiata su passo cibernetico e dissonanze casuali. Morini muta qui a paladino di un nuovo lo-fi post-romantico.
Ancora un altro nuovo fronte sta negli ultimi brani strumentali. L’idea di raggrupparli in chiusa anziché sparpagliarli come interludi dà loro importanza se non proprio forza semantica. Sono perline armoniche per chitarra acustica e poco altro: minuetti arcadici (“Country Lights”), giochi pastorali (“Stand Still”), temi folk (“Morning Sun”, con percussioni di guance e bocca, e la pensosa “Saint” che dischiude un canto di fantasma), fino a un trittico di allucinazioni naturalistico-corali (“Lie To Me”, “Once Upon A Tree”, “Travel Memory”).

Ben ventitré pezzi distribuiti in tre parti corrispondenti a tre Ep, “High”, “Slow” e l’aggiunta tardiva “Silent”. Il primo suona come un classico parto di Morini con i suoi Silent Revolution, non dei migliori per via di qualche canzone decurtabile (tra cui una cover di “Sisters Of Mercy” volta in un facilotto punk-pop) e di un missaggio obiettabile, ma pur con due gemme, “Truce” e “Going Down”. Il secondo, prova solista spalleggiata dalla produzione del sempre valente Franco Naddei, lo diploma sperimentatore. L’ultimo, una serie di aforismi finali senza parole, semplicemente commuove. Non solo un’eclettica raccolta di canzoni quindi, ma anche un percorso di trasfigurazione non artificioso che ha a che fare col modus d'un mediometraggio di ricerca, o d'un romanzo breve. Diverse qualità: fascino, varietà, spettro ampio, tempi sia svelti che meditati. Anticipato da una raccolta di cover in free download (“Folk The Eighties”, 2015).

06/03/2017

Tracklist

  1. Ready Steady Go
  2. Deputy Brother
  3. Going Down
  4. Leftovers
  5. Beautiful Freaks
  6. Sisters Of Mercy
  7. Tense
  8. Truce
  9. Words
  10. Homegrown
  11. All The Stars
  12. Someone
  13. Low
  14. Gone
  15. Stand Still
  16. April
  17. Morning Sun
  18. Saint
  19. Country Lights
  20. Orange Room
  21. Lie To Me
  22. Once Upon A Tree
  23. Travel Memory

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