New Pornographers

Whiteout Conditions

2017 (Collected Works/Concord/Caroline Int.)
power-pop

Di solito, i cosiddetti "supergruppi" durano un disco o al massimo due, e poi ognuno dei membri va per la propria strada, curando i propri progetti. Nel caso dei New Pornographers, invece, questo è addirittura il settimo album, e la loro attività va avanti dal 1999. Siamo arrivati al punto in cui anche un'artista affermata come Neko Case non pubblica più un lavoro a nome proprio dal 2013, ma è sempre attivissima con questo progetto, che torna a tre anni di distanza dal precedente "Brill Bruisers". L'altro nome di spicco nella line-up, ovvero Dan Bejar - meglio conosciuto come Destroyer - è assente per la prima volta.

Fin dall'inizio, la band ha puntato su un power-pop in grado di dare vibrazioni positive grazie a melodie immediate, un suono fresco e pulito e l'utilizzo di armonie vocali e strumentali adatte a valorizzare questi due aspetti principali. Con il passare degli anni, però, i dischi iniziavano un po' a perdere la capacità di far presa sull'ascoltatore, proprio per via di un leggero appannamento nell'ispirazione melodica e nella citata freschezza sonora. C'era bisogno di una svolta stilistica, e la band l'ha evidentemente capito bene. Il leader A.C. Newman ha dichiarato che l'idea era quella di dare un tocco kraut, il che, tradotto in pratica, ha significato un utilizzo molto più ampio delle tastiere e un suono più rotondo, spazioso e dilatato, capace proprio di espandersi e avvolgere l'ascoltatore rimanendo ancorato a un'attitudine pop. Ingrandendo il contenitore, i musicisti si sono probabilmente sentiti più liberi di dare sfogo alla propria creatività dal punto di vista armonico, dando vita a un insieme vocale e strumentale stratificato e dinamico allo stesso tempo.

Trattandosi di musicisti esperti e di un gruppo consolidato, questa maggior ambizione non poteva che dare buoni frutti, ed è soprattutto la citata capacità di coinvolgere l'ascoltatore a essere tornata sui livelli dei primi lavori, e forse anche oltre. Questo è davvero un disco da ascoltare a ripetizione, di quelli che, appena scoperti, invitano all'ascolto quotidiano. Questo effetto si ottiene grazie ad altri due punti di forza: un'ispirazione melodica anch'essa tornata agli antichi fasti, e una setlist ottimamente studiata, con le prime quattro canzoni che sono le più immediate e con le altre che, invece, sono un po' meno convenzionali, così che l'ascoltatore si sente condotto in un percorso coerente e intrigante, da ripetere ancora e ancora, anche quando lo si sa a memoria.
Difficile scegliere una o più canzoni da menzionare come meglio rappresentative del disco. Per quanto riguarda il lato più puramente pop, citiamo la title track, grazie al suo tiro ritmico irresistibile e "This Is The World Of Theatre" per il suo ritornello micidiale, mentre l'aspetto più sperimentale (termine da intendersi con le dovute proporzioni), segnaliamo "We've Been Here Before", tanto eterea quanto intrigante, e "Juke", che gioca con ritmiche più articolate che danno un groove ammaliante all'intero brano.

In definitiva, fa davvero piacere che un progetto valido ma che rischiava di accartocciarsi un po' su se stesso sia invece riuscito a trovare la giusta scossa e a riproporsi su alti livelli. Se vi piace il pop che fa star bene, questo è un lavoro da non perdere.

29/04/2017

Tracklist

  1. Play Money
  2. Whiteout Conditions
  3. High Ticket Attractions
  4. This is the World of the Theater
  5. Darling Shade
  6. Second Sleep
  7. Colosseums
  8. We've Been Here Before
  9. Juke
  10. Clockwise
  11. Avalanche Alley

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