Il principale progetto solista del compositore ambient/drone statunitense Richard Chartier equivale al protrarsi ed evolversi di un oscuro enigma: Pinkcourtesyphone è la sigla autoesplicativa di un ascolto mediato, “filtrato” dall’apparecchio telefonico, ma dall’altra parte della cornetta non c’è alcuna voce, soltanto suoni d’ambiente, colori, memorie, oggetti immoti con una loro storia segreta.
Un progetto monocromo in rosa che ha attraversato i cataloghi di Room40, Editions Mego, Important Records e Dragon's Eye, per ritornare oggi all'etichetta di Lawrence English con un nuovo efficace compimento del suo immaginario semi-astratto.
Le sequenze oniriche di “Indelicate Slices” sono come telecamere a circuito chiuso, fissamente puntate su interni dal forte sentore lynchiano: echi di sale da ballo sottovetro, alla maniera di Leyland “The Caretaker” Kirby (“Romantic Threat”); minacciosi e claustrofobici (dark) room tone catturati in forma estesa, fino a che la brumosa immagine sonora non divenga in qualche modo più nitida e caratterizzata; sinfonie spettraliste deterioratesi nel lungo viaggio da un aldilà inconoscibile (“Above Chandeliers”); sottili e crepitanti rumorismi poco sopra la soglia del silenzio, tappezzeria su pareti tuttavia mute e disadorne, teatro assente di una tragedia mai esplicitata (“Minimumluxuryoverdose”, “In Voluptuous Monochrome”).
Con un tratto essenziale da scenografo di scuola minimalista, Chartier predispone e si addentra in territori subcoscienti con passo elegante, da impassibile cerimoniere e unico custode dei segreti oltre la soglia. Come l'immagine, anche lo scorrere del tempo è del tutto illusorio, poiché nel sogno nulla si verifica, tutto non-esiste a lato dell'esperienza sensibile. Nel caso di “Indelicate Slices”, però, il risveglio ci trova cambiati nella consapevolezza – per quanto offuscata – di quei luoghi possibili ma cui l’accesso ci è negato.
17/11/2017