Le canzoni di James Mercer, nonostante lo stile sempre piuttosto disimpegnato, con un'estetica "indie" in definitiva poco personale, hanno da sempre un'impronta idiosincratica; ogni cambio melodico sembra sempre più o meno leggermente fuori asse, e già a livello inconscio ti sembra come se qualcuno ti avesse pizzicato in un punto insensibile, che qualcosa non vada senza sapere cosa, insomma.
Tutte queste caratteristiche sembrano sclerotizzate e amplificate fino al parossismo in "Heartworms", ritorno della band dopo il già "mezzo trionfo" (come forse si può dire per tutti i dischi della band) di "Port Of Morrow", una delle "mezze reunion" più celebrate degli ultimi anni.
Gli Shins si confermano comunque solo una delle espressioni artistiche di Mercer, e forse non più la principale, dato che sono passati altri cinque anni, e un altro disco a nome Broken Bells, anche questo accolto piuttosto tiepidamente. "Heartworms" è un rapace rovistatore musicale, pieno di suggestioni di diverso genere, in cui spesso sono il "vorrei ma non posso", il collage finto-pop fin troppo cosciente di sé, i leit-motiv imperanti.
Così suona la West Coast annacquata e sintetica di "So Now What", il folk-rock soft di "Rubber Ballz", pieno di spunti melodici che sembrano quasi campionati nella loro successione schizofrenica. Tutta l'epopea di revival seventies (e oltre) del disco, rivista a valle del power-pop anni Novanta, sembra, invece di accordarsi alla fisiologia dell'ascoltatore, respingerla e irriderla.
Più che un viaggio nella personalità comunque particolare di un autore pop, "Heartworms" si avvicina pericolosamente a un'escursione nella bruttezza (la goffa wave di "Painting A Hole", il power-pop in saliscendi da conati di “Half A Million”, il funk alla George Michael di "Cherry Hearts"), in un disco che rende la melodia un oggetto da schernire, una specie di adultera e fedifraga della vera Arte da lapidare sulla strada maestra, in processione. Un disco che rende benissimo la sensazione di assistere a qualcosa di intrinsecamente (e forse volutamente) brutto, ma in qualche modo "giusto" e, come dire, al proprio livello...
10/03/2017