Nella carriera di qualsiasi musicista il documento live rappresenta la certificazione di un periodo ritenuto da immortalare. In troppi casi arriva però troppo presto (o troppo spesso) per far sì che diventi davvero memorabile. Le Sleater-Kinney ci hanno impiegato quasi 25 anni e uno scioglimento - per fortuna rientrato senza danni - per ritenere che “No Cities To Love” fosse il tour giusto per scattare l’istantanea.
Parigi è da sempre una delle sedi più gettonate per registrare un disco dal vivo, e “Live In Paris” lascia per sempre ai posteri l’esibizione tenuta a “La Cigale” il 20 marzo del 2015, mostrandoci una band (come al solito) in grandissima forma.
Che si fossero fermate proprio all’indomani del fondamentale “The Woods” era un qualcosa di inaccettabile, per quella che oggi si conferma la migliore all-female alt-rock band di tutti i tempi, un punto di riferimento assoluto per qualsiasi Savages di turno.
In “Live In Paris” c’è molto “The Woods” (4 tracce), molto “No Cities To Love” (altrettante), ma anche ripescaggi importanti dal passato più remoto, come la “I Wanna Be Your Joey Ramone” ripresa dal secondo album “Call The Doctor” (1996) e le due tracce dall’esplosivo “Dig Me Out” (1997).
Tredici episodi serrati, eccitanti e irresistibili, di quel sano rock’n’roll che sa mediare forza d’urto e accessibilità, senza mai una caduta di tono: una fucina di idee proposte nella consueta disposizione a tre, senza basso, con una delle due chitarre a tenere la ritmica sulle corde più basse, un’estetica che in molti hanno cercato di imitare senza (quasi mai) riuscire a raggiungere i medesimi risultati.
Perché tu puoi suonare in quel modo, ma poi devi essere anche in grado di scrivere le canzoni, e quelle delle Sleater-Kinney sono delle grandi canzoni, suonate da una band che spacca il culo, che fa impallidire tutto ciò che resta delle riot grrrl, movimento immaginario degli anni 90 inventato dalla stampa specializzata (che deve sempre per forza dare un nome a tutto), al quale peraltro non si sono mai sentite di appartenere.
Se non avete mai visto Corin Tucker, Carrie Brownstein e Janet Weiss in concerto, “Live In Paris” si pone come documento irrinunciabile, con tanto di marchietto Sub Pop in bella evidenza.
Se addirittura non le avete mai ascoltate (niente di male, eh!), beh, sarebbe il caso di partire proprio da qui: ve ne innamorerete perdutamente, e rimpiangerete tutto il tempo perso.
10/02/2017