Completata la suggestiva trilogia sci-fi, nonché la felice collaborazione con Richard Swift, per Damien Jurado è giunto il momento di riaprire l’album dei ricordi.
Si riparte insomma dagli stessi input di “Maraqopa”, con il musicista americano che chiede ancora una volta a se stesso “dove andrò”, solo che questa volta la risposta non giunge da lontano o da riflessioni condivise, ma da un’intensa introspezione che costringe il cantautore di Seattle ad affrontare i propri demoni.
“Una volta mi sono perso e non sono mai tornato, posso esistere a lungo solo se ridi”, canta Damien nelle prime note di “Allocate”, perfetta introduzione per un album che è un vero outing emotivo, contrassegnato dal ricordo di un padre continuamente lontano da casa e da una madre ossessionata dal bisogno di inseguire un’impossibile stabilità familiare. Accade così che “The Horizon Just Laughed”, oltre a essere il primo progetto prodotto in piena autonomia, sia anche il più intimo e nostalgico di una lunga e intensa carriera.
Dall’immaginazione in piena libertà dei precedenti album al realismo da foto in bianco e nero di queste undici nuove canzoni il passo è comunque breve e privo di sbavature, con Jurado che relega tutto il fascino barocco a titoli suggestivi come “Percy Faith” o “Florence - Jean”, alleggerendo l’architettura sonora e recuperando le prime roventi istanze folk, senza però abbandonare quelle suggestioni orchestrali e quel gusto per le sfumature e le dissolvenze armoniche. Non stupisce che le tracce scorrano leggermente slegate tra di loro: il flusso di coscienza che le anima non è in cerca di una risoluzione finale, quanto di un nuovo punto di partenza per un nuovo itinerario, dove le coordinate siano quella solidità e quella sicurezza da sempre ambite dall’autore.
Non è un caso che nella più semplice e diretta “Over Rainbows And Rainer” l’autore arrivi a cantare “ho raccolto ogni onda dalla riva, ho dimenticato di essere umano mentre mettevo a posto le mie emozioni e le ho gettate come piatti sul pavimento”. Musicalmente il nuovo album di Damien Jurado è forse uno dei meno avventurosi, anche se dietro la semplicità di “Dear Thomas Wolfe”, o nascosta tra le atmosfere da bossa nova di “Marvin Kaplan”, c’è una gradevole e inedita confidenzialità.
È nella voce che è racchiusa l’essenza di “The Horizon Just Laughed”, in quel tono quasi baritonale e morbido della voce alla John Martyn che conduce per mano le canzoni apparentemente più fragili e lineari dell’autore (“Cindy Lee”, “1973”), proprio per questo più toccanti e immediate, quasi familiari e rassicuranti nella loro pur ricorrente malinconia.
In più di un’occasione l’autore caccia gli artigli, prima catturando l’ispirazione con raffinate soluzioni r&b in “Percy Faith” e poi introducendo un tocco di swing nella sensuale “Florence - Jean”, senza dimenticare di rimarcare quell’inquietudine esistenziale tanto cara ai fan, da sempre pronti a seguire il cantautore in tutte le sue continue variazioni sul tema.
C’è senz’altro più disincanto e ironia nell’attuale canzoniere di Damien Jurado, ma non fatevi ingannare dalla grazia quasi elegiaca di “The Last Great Washington State”. C’è infatti tanta amarezza e solitudine dietro il racconto di quei 33 anni trascorsi nello stato del Nord America ai confini del Canada: “L'orologio è un assassino, il mio tempo è il suo fardello, la tua voce è il suo sonno, da quanto tempo siamo qui?, non riesco a ricordare il mio nome… sono vivo, riesci a sentirmi?, dormire in movimento, ti amo Stato di Washington”. È per renderci partecipi di questo turbamento emotivo che il cantautore ha infine dissolto l’atmosfera barocca dei precedenti album, anche se quell’effetto straniante, per alcuni psichedelico, che ha reso unico il suo stile non è scomparso.
Nel tirare le somme su “The Horizon Just Laughed”, il pensiero va ancora una volta a John Martyn: il cantautore di Seattle nel tentativo di rendere più immediata la sua proposta utilizza tonalità esotiche e contaminazioni pop, alternando alla stessa maniera del celebre album del musicista scozzese “One World” sonorità più solari a passaggi più riflessivi, con una maestria che conferma Damien Jurado uno degli autori più avvincenti ed emozionanti del moderno cantautorato.
05/06/2018