Fatima

And Yet It's All Love

2018 (Eglo)
nu-soul, r&b

Scrivere brani nel 2018 che trattino di relazioni amorose senza metafore o grossi giri di parole equivale a camminare in un campo minato: occorre avere grosso polso e notevoli capacità liriche per non incorrere in banalità assortite o tristi semplificazioni. Elevare un simile tema a filo concettuale di un intero disco assume i contorni di un'operazione suicida, con probabilità di una sua riuscita che si assottigliano a dismisura. Prendersi i propri tempi e lavorare su ogni singolo aspetto è fondamentale, insomma, per fugare quanto più possibile il rischio di un disastro: Fatima Bramme Sey ha indubbiamente seguito questo consiglio alla lettera.

A quattro anni dal suo esordio su Lp, la fascinosa cantante anglo-svedese pubblica, sempre per Eglo, “And Yet It's All Love”, concept-album dedicato alla nascita, lo sviluppo e la conclusione di un rapporto; è un lasso di tempo senz'altro ampio per l'ideazione di un secondo album, lasso che però si è reso necessario per la formulazione di un lavoro allo stesso tempo più immediato e più ambizioso del precedente. Tenendo fede alla peculiare grana nu-soul del debutto, con un assetto produttivo rivoltato però nel profondo, la nuova fatica della cantante esalta come non mai le sue eccellenti doti vocali, lasciando trapelare importanti qualità jazzy, perfettamente in sintonia col dato lirico del disco. Si può senz'altro parlare di un ottimo rilancio.

Anche più che nell'esordio, la malleabile e sensuale vocalità di Fatima diventa la protagonista assoluta del discorso, l'elemento focale dei dodici brani, attorno al quale vengono costruite le melodie e intessuti i ricchi tratteggi strumentali. Totalmente padrona della sua ugola, capace di attribuire sfumature nascoste a qualsiasi tipo di linea vocale, la cantante dà pieno sfoggio del suo ampio bagaglio espressivo, sottolineando le diverse fasi della relazione qui narrata con il dovuto taglio emotivo/interpretativo. Non che il restante lavoro speso sull'album rivesta una minore importanza, anche perché presenta tutta una serie di novità salienti, rilevanti anche per il prosieguo della carriera della musicista.

Produzione e arrangiamenti, nello specifico, rinunciano alla grana più levigata e atemporale dell'esordio per sposare una più convinta modernità, pur sempre però attinente al percorso introdotto con “Yellow Memories”. Nessun fianco scoperto alla trap, e anche le nuance più nu-r&b vengono tenute a freno: a dominare la scena è un assetto sonoro che pesca a piene mani dalla nuova stagione soul (specialmente nell'agile equilibrio che intercorre tra elettronico e analogico) e dal più eclettico nu-jazz, da cui è stato ricavato il gusto per tessiture vibranti e sfaccettate. È uno scenario musicale composito, ancora una volta assemblato da un vasto cast di produttori e strumentisti (quasi tutti nomi freschissimi), che nel suo aspetto corale fornisce però un supporto multidimensionale e ricchissimo di sfumature, ideale per un concept di questa natura.

Il decorso del rapporto viene registrato con precisione estrema: si può ritrovare l'euforia degli inizi, delicatamente romantica e piena di aspettative per il futuro (il frizzante ma dolce funk'n'b dell'introduttiva “Dang”, con tanto di interessante cambio ritmico), i piccoli e grandi ripensamenti e aggiustamenti di percorso (la secchezza dal taglio simil-rock dello spedito arrangiamento del bel singolo “Caught In A Lie”), la separazione e la rottura (il breve interludio confessionale “Note To Self”, i virtuosismi vocali nel bizzarro pot-pourri della maestosa title track). È un percorso a tappe, simbolico e concreto allo stesso tempo, che Fatima contrassegna con grande abilità descrittiva e piglio psicologico, evidenziato da modifiche timbriche e adeguate caratterizzazioni melodiche.

Quasi disvelando la sua effettiva personalità nell'allestire una scenografia per altri, la cantante lascia il segno in diversi frangenti, centrando alcune delle sue interpretazioni più intense. “Waltz” si lascia prendere la mano e fornisce un brillante diversivo dal canone sotto forma di un elegante (per l'appunto) valzer electro-soul, impreziosito da luminosi accenni di tastiera-carillon e rarefazioni atmosferiche. “Movie”, l'atto finale prima della calata del sipario, prova a sistemare i cocci avvalendosi soltanto del supporto di un pianoforte e una batteria, organico sufficiente per una delle torch-song più toccanti dell'ultimo decennio. L'eclettismo di “Attention Span Of A Cookie”, attraverso il quale tentare (con buoni esiti) la carta del rap, e il sophisti-glitch-jazz (!) di “Somebody Else”, imperniato su un maggiore senso della misura vocale, diventano ulteriori conferme di un'effettiva maturazione e di un'ambizione che sta raggiungendo i risultati sperati.

Senza il peso dei grossi calibri che ne hanno accompagnato i primi passi discografici (il patron della Eglo Floating Points su tutti), Fatima sta trovando la sua effettiva personalità e impulsi creativi insoliti. Quella che insomma rischiava di essere un'operazione kamikaze si è tramutata in un piccolo trionfo per la cantante anglo-svedese. Ancora qualche piccolo passo in avanti e il capolavoro personale potrebbe essere alle porte.

09/11/2018

Tracklist

  1. Dang
  2. Westside
  3. Attention Span Of A Cookie
  4. I See Faces In Everything
  5. Take It All (ft. Roc Marciano)
  6. Somebody Else
  7. Caught In A Lie
  8. Waltz
  9. So Rite
  10. Movie
  11. Note To Self
  12. And Yet It's All Love




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