Nell’ardua descrizione del deterioramento cerebrale del protagonista di questa storia, suddivisa in quattro capitoli (”Floodplains,” “Flood,” “Reckoning” e “Afterparty”), la band americana affonda il proprio variegato indie-rock in un simil-oblio sonoro, parole e musica giungono all’orecchio come una eco, come un disperato tentativo di comunicazione. Musicalmente “Offering” resta nei dintorni di quel folk-rock alla Arcade Fire che ha influenzato un’intera generazione di band indie, anche la poliedrica struttura (la formazione varia dagli otto agli undici elementi) è simile a quella della famosa compagine canadese. I Typhoon, però, non hanno ancora modificato la loro traiettoria, anzi più che virare verso il pop, sembrano voler alimentare le attitudini chamber, nonché il tenore letterario delle loro esternazioni liriche.
Con una tale qualità di elementi era facile perdere il filo conduttore della storia, ma la musica resta sempre vibrante e ricca di spunti, ogni brano si sviluppa su incessanti e contigui cambi armonici e stilistici, il disorientamento che ne scaturisce è simbolico, drammatico ma emotivamente logico e avvincente. Difficile decontestualizzare ognuna delle quattordici tracce dalla loro funzione narrativa all’interno dell’album, il corpo lirico di “Offering” è osmotico, fungibile, per questo difficilmente intelligibile con una semplice descrizione analitica. L’abbondanza di strumenti e di armonie, a volte mette a dura prova la godibilità dell’album, ma l’immobilità espressiva di “Wake”, l’epica drammaticità alla Patrick Watson di “Unusual”, l’esortazione disperata eppur misurata e malinconica di “Darker”, e la spossante deadline della conclusiva “Sleep” sono comunque tutte funzionali alla figurazione letterario-cinematografica della sofferenza che fa seguito alla perdita della memoria - o simbolicamente della fiducia nel futuro.
Alcune tracce preservano comunque una lieve autonomia, l’energica “Rorschach”, la dolente “Algeron” e la delicata “Chiaroscuro” godono di una struttura lirica più lineare, pur restando funzionali alla narrazione di “Offering”. Senza dubbio la musica dei Typhoon non brilla per originalità e molti non faticheranno a trovare nell’arco delle quattordici tracce una marea di richiami (dai Low ai National, dai Bright Eyes a Bon Iver, dai Mumford & Son ai Coldplay, dai Fleet Foxes a Sufjan Stevens), nonostante tutto nessuna lista delle influenze sottintese riesce a scalfire la riuscita del progetto. Sarà per merito della premessa narrativa o per il perfetto equilibrio tra parole e musica, ma “Offering” si guadagna un posto di tutto rispetto, facendosi perdonare perfino le non eccellenti qualità vocali del leader del gruppo, Kyle Morton, al quale va altresì riconosciuta un’onesta intellettuale e una sincerità emotiva che almeno in questo caso fanno la differenza.
(09/03/2018)