Si parte con il rituale bucolico di “Liquid Time”, che passa in rassegna fluttuazioni cosmiche cariche di malinconia, ripetizioni minimaliste e squarci di mondi “altri”, sommersi. Il minimalismo è ancora un elemento portante di “Into Flight”, anche se mediato dalla carica terrigna di percussioni tribali. Immergersi nelle trame di “Merlin”, “A River Beneath The River” o "Narrow Chamber" significa, invece, attraversare foreste tropicali e abbandonarsi ai suoni e ai rituali di popolazioni che vivono ancora ai margini del mondo civilizzato. Significa riscoprire il mistero che abita la Terra, nonostante tutte le sovrastrutture che credono di averla isolata dal suo significato più originario.
Nonostante un inizio carico di inquietudine e una coda in adagio visionario, “Dark Heart” regala una delle partiture più turbolente della raccolta, mentre quella di “Last Supper” si segnala come la più ambigua, con le voci che emettono slogan o si deformano orribilmente, mentre intorno la musica, quando non pulsa in modo ossessivo, sprofonda dentro un buco nero. Spostando ancora oltre il baricentro della sua ricerca musicale, in “The Burial Tree” Deane incrocia una sinistra musica cosmica, stravolta da sbaffi espressionistici e accompagnata da scansioni ipnotiche.
In coda, invece, “Mud Girl” mette uno dietro l’altro un’introduzione sciamanica, musica techno e un lungo finale fatto di miraggi pulviscolari ed estasi psico-ambientali.
(20/12/2018)