Anna Aaron

Pallas Dreams

2019 (Radicalis)
songwriter, synth-pop

Cosa hanno a che vedere le memorie d'infanzia a Manila, lunghi e affannosi scontri d'opinione con la propria etichetta, profondi stravolgimenti estetici e compositivi con il nuovo album di Anna Aaron? Tutto, poiché sono proprio gli elementi fondanti che hanno portato allo sviluppo di "Pallas Dreams", terzo album in saccoccia per Cécile Meyer, l'idiosincratica autrice svizzera alle prese col suo progetto più audace e incompromissorio. Difficile sapere se sia stata analoga l'audacia del seguito previsto di "Neuro", talmente poco apprezzato dalla precedente etichetta della musicista da portare a una rottura non priva di strascichi e a una lunga pausa dalle scene. A prescindere da un dubbio che rimarrà irrisolto, con il suo ultimo prodotto la songstress scava ancora più profondamente nel solco inflitto sul corpo del cantautorato, corredando alla sua scrittura irregolare e poetica un nuovo abito sonoro, dai tagli elettronici frequentemente spigolosi, e un complesso apparato concettuale, direttamente legato alla biografia dell'autrice.

Con il passaggio alla Radicalis e la produzione interamente affidata alle cure del fratello Alain, i sogni di Pallade prendono vita con piena consapevolezza artistica, animati da grande curiosità e dalla voglia di raccontarsi a modo loro, senza concessioni o facilitazioni di alcun tipo. Un pezzo come "Why Not", sfruttato come singolo di lancio, fa da testimone dell'avvenuto cambio di guardia: non più la pienezza sonora delle sue precedenti prove, ad accompagnarla in una delle sue interpretazioni più secche e dirette giunge una produzione sintetica ruvidissima, concertata, piena di cambi di tono e umore. È un biglietto da visita illuminante, anche un po' sfilacciato melodicamente, se si vuole, che però dà l'idea di come voglia presentarsi Anna Aaron nel 2019, di quanta ambizione celi dentro di sé. Abile nello schivare qualsiasi tipo di effetto nostalgia, l'autrice svizzera manipola ritmi e dissonanze piegandoli alla sua matrice autoriale, a sua volta palesemente influenzata dal nuovo contesto al punto da acquisire interessanti qualità ambientali.

È un processo che ben si adatta alla natura quasi "vignettistica" dei testi, a uno scrigno delle memorie qui opportunamente maturato/rappresentato, tanto che le sue immagini diventano parte integrante del contesto sonoro stesso. Dai ronzii "onomatopeici" di "Moskito" alle apparizioni fantasmatiche di "White Lady", le esperienze di Meyer in giro per Manila diventano quindi materia concreta, tangibile, un coacervo di riferimenti più o meno espliciti interpretati alla luce di una sensibilità acuta e ricettiva, lontana dalla facile calligrafia etnografica.
Indubbiamente lo spiazzamento estetico e l'affascinante natura concettuale di "Pallas Dreams" irretiscono anche più della scrittura, talvolta più funzionale all'impalcatura che il contrario, tanto che la splendida title track guarda al suo passato diretto per indovinare la migliore melodia del lotto. Anche in un sistema di coordinate ancora non dominato con pienezza di risultati, l'autrice riesce però a cadere in piedi, a dimostrare di essere personalità intelligente e coraggiosa, capace di gestire il rischio. Restare sintonizzati è un obbligo.

13/02/2019

Tracklist

  1. Dear Dear
  2. Boy
  3. Moskito
  4. Screen Enemy
  5. New Things In Your Blood
  6. Pallas Dreams
  7. Rooms
  8. Last Time We Met
  9. Why Not
  10. Shifting Shapes
  11. White Lady




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