E’ sempre più difficile tenere conto delle produzioni di Anton Newcombe, ormai rinchiusosi nel suo studio berlinese e completamente soggiogato da un gusto retrò-psichedelico che ha smarrito sapidità e freschezza. Nel frattempo vede la luce il nuovo album self-titled dei Brian Jonestown Massacre, inizialmente programmato per il 2018 come compendio di “Something Else”.
Già dalle prime note di “Drained” appare chiaro come per i Brian Jonestown Massacre il termine psichedelico si sia ridotto a un inutile e fastidioso uso di riverberi e accordi da jam session che non raggiungono mai un climax (“My Mind Is Filled With Stuff”).
La classe e l’affiatamento con i musicisti della band (sono infatti reduci da un tour trionfale) spesso sopperiscono alla mancanza di idee di alcune tracce decisamente deludenti e monotone (“A Word”, “We Never Had A Chance”).
Non manca qualche raro barlume di luce: l’intensa “Tombes Oubliées”, nella quale per un attimo s’incontrano Velvet Underground e My Bloody Valentine, e il vertiginoso intreccio di batteria e chitarre dell’incandescente “Remember Me This”.
Il precedente album “Something Else” poteva vantare almeno un trittico di felici e rimarchevoli intuizioni (“Hold That Though”, “Animal Wisdom” e “Who Dreams Of Cats?”); il nuovo “Brian Jonestown Massacre” scivola purtroppo senza lasciare traccia nella memoria.
Che poi siano finora rimasti fuori dall’analisi due brani dai titoli che in questa raccolta finiscono per essere molto simbolici (“Too Sad To Tell You”, ovvero troppo triste per dirtelo, e “What Can I Say?”, cosa posso dire?) è solo l’ennesimo segnale di uno sbandamento creativo che dopo 25 anni di carriera era prevedibile, ma anche evitabile. Provo fatica, infatti, a trovare una qualsiasi giustificazione per una canzone tanto insulsa quanto ridicola come “What Can I Say”.
Solo per fan incalliti.
08/04/2019