La carriera di Charli XCX può essere riassunta sbrigativamente con un solo termine: contraddizioni. Volute quanto si vuole, ma che non smettono di sollevare interrogativi sul percorso di Charlotte Aitchison, autrice di enorme successo e allo stesso tempo popstar elusiva, trasformista, sempre più in fuga dai facili schemi della pop-song spaccaclassifiche. In un certo senso, “Charli”, terzo album in studio (quinto, se si considera la coppia di mixtape pubblicata due anni addietro), è il coronamento di tale dicotomia, la più vera manifestazione di una personalità tutt'altro che indifferente alla logica dello show business (varie le hit mondiali nelle quali ha le mani in pasta), coltivata però quasi in segreto, con un profilo pubblico attraverso cui esporre ambizioni di tutt'altro tipo.
Sì al pop, insomma, ma nelle modalità e nei tempi che voglio io, senza le pressioni di un sound alla moda, con la voglia di scoprire ed esplorare. Se “Vroom Vroom”, primo avvicinamento all'allora avanguardia pc-music, aveva impartito la via, il nuovo full-length è a suo modo il coronamento di tale percorso, opera ambiziosa, dall'anima collaborativa e dalla natura ibrida, in cui l'autrice dà sfogo a tutta la propria sete di sperimentazione. Al netto delle opinioni, personalità del genere sono merce rara.
In piena continuità col ricco carnet di collaboratori che aveva animato “Number 1 Angel” e “Pop 2” (innegabilmente i momenti più interessanti dell sua carriera), anche “Charli” introduce una fittissima rosa di voci e produttori, atti a dare pieno sbocco all'imponente visione della sua autrice, coordinatrice di un universo pop tra i più compositi degli ultimi tempi.
È un universo con cui abbiamo già avuto modo di entrare in contatto da tempo (il primo singolo estratto, “1999”, in compagnia dell'amico Troye Sivan, risale allo scorso ottobre), ma che rimane comunque bello denso, nei tanti inediti che costellano la raccolta e nelle diverse particolarità espressive, capaci di pescare tanto dal più convenzionale armamentario pop che dalle ultime frontiere electro, ancora una volta
abitate con grande convinzione e serietà.
Il meglio arriva quando le due anime cooperano, si fondono in un unico amalgama, coniugando facilità di scrittura e produzione futuristica: “Gone”, realizzata in compagnia del sodale A.G.Cook (patron della pc-music tutta) e Héloïse Letissier, sa come trasferire la carica ansiogena del testo in un intrigante passo a due, una collaborazione dall'esplosivo tappeto industrial che supporta una progressione serratissima e un ritornello glorioso, prima di sfociare in una coda dalle bizzarre peculiarità bubblegum-glitch. Fa addirittura meglio “Cross You Out”, che adatta la durezza metallica del tappeto a una torch-song dai sapori gotici, affiancata da una Sky Ferreira sempre più convincente come interprete. Se “Thoughts” riesce a rendere l'autotune strumento emotivo, sfruttandolo per accentuare i lati più lancinanti dell'electro-monologo, “White Mercedes” è il brano più diretto della collezione, corredato però di un'avvincente melodia introspettiva e di un ottimale impiego delle chitarre.
Ancora una volta, però, accanto a momenti di grande spolvero espressivo si trovano passaggi a vuoto ed episodi evanescenti che disperdono il potenziale accumulato, fiaccando nuovamente un prodotto dalle premesse ben più avvincenti. È vero che non si raggiungono mai picchi di effettiva bruttezza, eppure il dembow liofilizzato di “Warm”, realizzato assieme alle sorelle Haim, si scioglie come neve al sole, sprovvisto di una scrittura che possa interpretarne l'andamento scheletrico. Stessa è la sorte che tocca alla micro-house tropicaleggiante di “February 2017”, in cui i contributi di Clairo e Yaeji nulla aggiungono all'andamento spento e sonnacchioso della canzone.
Tra remake di brani passati (“Track 10” trasformata e semplificata per l'occasione in “Blame It On Your Love”, effervescente motivetto hip-hop sul quale ospitare i contributi, un po' caricaturali, di Lizzo) e ospitate di massa, senza concreto sviluppo (il fiacco susseguirsi degli stacchetti vocali di “Shake It”) il capitale accumulato evapora a seguire idee non particolarmente fruttuose, rendendo evidente il divario con i momenti davvero avvincenti. Charli XCX rimane un pozzo pieno di idee, la sua curiosità conosce ben pochi eguali nell'iridato universo pop contemporaneo, ma sono alquanto rari i momenti in cui riesce a incanalare la sua ambizione in progetti effettivamente compiuti dalla A alla Z. Una lamentela d'altri tempi? Può darsi, ma col talento di cui dispone, Charlotte Aitchison potrebbe consegnare album di grande livello.
16/09/2019