Vale la pena ricostruire la successione cronologica che ha condotto alla pubblicazione postuma di questo progetto musical-editoriale, seconda e ultima collaborazione tra la fotografa Joséphine Michel e il compianto guru della sperimentazione elettronica Mika Vainio.
Già co-autori del libro/cd “Halfway To White” (Touch, 2015), i due artisti si erano incontrati nuovamente a Oslo nel marzo 2017 per selezionare gli scatti destinati al nuovo lavoro. Nel mentre Vainio aveva già inciso le tracce che avrebbero formato il suo nuovo album solista (sempre per la Touch), senonché il suo sequencer si ruppe e i materiali ivi contenuti se ne andarono con esso. Il sound artist finlandese venne a mancare prematuramente un mese dopo.
Qualche tempo prima, fortunatamente, il live set presentato da Vainio al festival Contra Pop di Ramsgate, in Inghilterra, venne registrato e archiviato per una futura raccolta di brani che riassumessero l’esperienza della manifestazione. Nel giugno del 2018 gli organizzatori hanno rispolverato questa intenzione e si sono rivolti proprio a Touch, che si è così trovata fra le mani l’opera perduta di Vainio. Questo recupero fortuito è stato dunque ricongiunto alle visioni fotografiche di Michel, completando il progetto che oggi prende forma nel volume in edizione limitata “The Heat Equation”.
A sorprendere, ma solo fino a un certo punto, è come dalla sua genesi “dislocata” e putativa – poiché non ci sarà mai dato di conoscere la forma definitiva del contributo di Vainio – sia riuscito a realizzarsi un connubio artistico così efficace ed evocativo in ogni suo aspetto. Da un lato un corpus iconografico impattante nella sua ampia scala di grigi, tanto variegato quanto concettualmente coerente: dettagli astraenti di forme di vita e vedute naturali raccolte in musei della scienza, pregnanti sintesi visive nelle quali “convivono – e talvolta si fondono – [...] microcosmo e macrocosmo, animato e inanimato, tellurico e cosmico”. Dall’altro, l’inimitabile capacità dell’ex-Pan Sonic di generare universi sonori a partire da elementi minimi, espansioni e restringimenti estremi di onde elettroniche che, analogamente alla controparte fotografica, sembrano attraversare tutti gli stadi della materia dal solido al gassoso, dal noise più granitico a un’inafferrabile parcellizzazione glitch.
Venticinque minuti di indagine circospetta e lenta accumulazione, tra incerte concrezioni sonore monocellulari, poi d’un tratto il gravame post-industriale di pattern ritmici lenti e ossessivi, sequenze alternate fra i tunnel e le sale macchine di una fornace immaginaria. Nelle parole di Joséphine Michel: “Il calore della musica, il freddo della sua [di Vainio] assenza (sì, potrebbe essere vero anche il contrario) e i gradi intermedi che vanno di pari passo con la trasformazione delle sensazioni e della materia”.
Un viaggio sempre più consigliabile agli iniziati che ai turisti occasionali, nella sua duplice natura “The Heat Equation” ha comunque il potere di assorbire il fruitore nella propria dimensione asfissiante e metamorfica, espressione “aumentata” del rigore estetico – nondimeno vividamente immaginifico – di un monumento dell’elettronica contemporanea quale Mika Vainio è stato e continua a essere.
31/10/2019