In viaggio dal Marocco al Giappone in contatto con suoni e culture, e poi in studio di registrazione a tessere su nastro come un diario i ricordi di persone incontrate e situazioni vissute. I ritratti liquidi di
Clap! Clap! - uno dei
moniker dietro ai quali si nasconde il fiorentino Cristiano Crisci - si dispiegano all'orecchio dell'ascoltatore come esplorazioni sonore quasi totalmente strumentali di natura intima e personale, macchie di tempera assortite in composizioni nelle quali materia acustica e materia elettronica si sposano con grazia inusitata.
Pur con la presenza di brani quali "Kif In The Rif" e "Southern Dub" a mantenere quella sbilenca foga ritmica che aveva animato i solchi del precedente e accalamato "A Thousand Skies", adesso il tocco digitale dell'autore funge più da collante che non da spinta propulsiva, e spetta ai
sample, ai
field recording e agli strumenti acustici degli ospiti in studio il compito di guidare il pezzo - esplicativi, in tal senso, momenti quali "Desert Stone" e "Tostoini". Un
modus operandi che su carta farebbe pensare all'ultimo (poco riuscito) album di
St Germain di qualche anno fa, ma fortunatamente Clap! Clap! è ancora troppo abile per cadere nel tranello del brodino
etno-radical chic, e con l'estate in avvio "Liquid Portrait" gira che è un piacere.
Difficile semmai arrangiare per provenienza tutti i suoni utilizzati, come sempre in casa Clap! Clap! si spazia dall'Africa ancestrale al jazz e ai ritmi della cosiddetta cumbia digitale, creando una mescola multi-etnica alla quale viene istintivamente più facile abbandonarsi coi sensi che non analizzare con la mente.
Dall'invitante
riff subacqueo di "Liquid Mantra" al minaccioso perno ritmico di "Hokkaido's Farewell Portrait" che pare uscito da un disco hip-hop, e con la voce di Martha Da'ro su "Moving On" a fare del pezzo uno strano incontro tra i
Lamb e
Nao, il disco si dipana in tutta tranquillità tra pluviali paesaggi elettronici e suggestioni
fourth world - bellissimo per esempio l'uso dell'arpa di Kety Fusco su "Rising Fire", mentre percussioni e
beat elettronici attorno le creano un denso tessuto ritmico. Su "Mandragora" si può comunque abbandonarsi a quello che pare un decostruito passo di house anni 90, mentre la splendida "Blue Flower" si distende lineare su un crescendo che ricorda il sorgere del sole a Est.
Non c'è dubbio sul fatto che il precedente "
A Thousand Skies" fosse un lavoro più trascinante a pelle, un
mélange di vorticose e inusitate complessità ritmiche di stampo afro e latino-americano che non sfiguravano accanto all'
hype recentemente vissuto in campo anglofono dalla scena
gqom. Cionondimeno, "Liquid Portraits" è un ascolto raffinato e suggestivo che mostra una nuova maturità espressiva nel percorso di Clap! Clap! - più pacato e rispettoso sia nei confronti dei propri ospiti che dei reperti sonori acquisiti, ma sempre in grado di elaborarli in uno stimolante linguaggio personale.
Assieme a Khalab e
Populous, Cristiano Crisci è uno dei nomi più ammirevoli di questa scena tutta italiana che sa mescolare cumbia digitale all'arte del
soundscape e della ricerca sonora etnografica, e il progetto Clap! Clap! si conferma come la sua creatura più riuscita.
15/06/2020