Perturbazione

(Dis)Amore

2020 (Ala Bianca)
pop-rock

A quattro anni di distanza da “Le storie che ci raccontiamo”, la longeva band piemontese (dalla splendida Rivoli) prova a risalire la china con il nuovo lavoro concept intitolato “(Dis)amore”, dato alle stampe nello scorso mese di maggio ed edito dall’etichetta modenese Ala Bianca, dopo un paio di rinvii causati dalla nota emergenza sanitaria.
In seguito alla positiva ma complessa esperienza vissuta al Festival di Sanremo del 2014, il futuro del gruppo è stato segnato in profondità, nel bene e nel male, da alcune vicende fondamentali.

Fu ampio il riscontro avuto dai Perturbazione con il brano “L’unica” (sesto posto) nel corso della kermesse sanremese, inserito insieme a “L’Italia vista dal bar” nella riedizione post-Festival dell’efficace “Musica X” del 2013. Il lavoro presentava sensibili variazioni rispetto alla canonica ed educata proposta pop-rock del gruppo, con virata verso sonorità decisamente più elettroniche (produzione Max Casacci) scelte nel tentativo di sperimentare nuove soluzioni artistiche che potessero proiettarli verso nuovi orizzonti artistici, senza snaturare gli intensi e ricchi contenuti. Anche a causa di questo nuovo orientamento artistico, nei mesi successivi i Perturbazione dovettero registrare l’uscita dalla line-up di due membri storici quali Elena Diana (violoncello) e Gigi Giancursi (chitarra), riducendo la band a soli quattro elementi: Tommaso Cerasuolo alla voce e all’onnipresente mandolino, Cristiano Lo Mele a chitarra e tastiere, Alex Baracco al basso e Rossano Antonio Lo Mele alla batteria. 

Il successivo album “Le storie che ci raccontiamo” (2016) proseguiva nel medesimo indirizzo del precedente lavoro, con esiti meno riusciti. La proverbiale dolcezza e raffinatezza delle melodie e dei testi che avevano incastrato il gruppo in un’immaginaria fascia posta tra il cantautorato e il pop-rock indipendente è risultata colpevolmente offuscata.
Con l’esplicativo titolo “(Dis)amore” i Perturbazione tornano a cavalcare il più sicuro e limpido territorio che li ha resi celebri e che ne ha contraddistinto le fasi più convincenti della loro carriera, iniziata ben trentadue anni or sono. Tornano in vita, per quanto con flebile innovazione, le atmosfere più classiche e delicate e quell’eleganza di proporre un pop-rock mai banale, dove la risolutezza narrativa dei contenuti si riporta in primo piano, grazie a quell’ineffabile profondità nell’illustrare sentimenti e squarci di vita quotidiana.
Il disco è un lungo concept, come accennato. Si estende su ben ventitre brani, per una durata totale di circa settanta minuti. Il cuore e la mente portano a ripensare al grazioso “Del nostro tempo rubato”, altro lavoro ambizioso pubblicato dai Perturbazione nel 2010.

La storia ideata e descritta dalla band, con accurato stile cinematografico, è focalizzata sulle dinamiche cronologiche che compongono una relazione di coppia o, come indicato dagli stessi autori, sull’impossibile definizione dell’amore e del suo contrario. Nato con i migliori auspici, tale racconto sentimentale si afferma nel quotidiano grazie alle intriganti complicità introduttive, ma che a causa di distrazioni, difficoltà, bugie e tradimenti, termina tristemente con l’ormai scontato epilogo della dolorosa ma ineluttabile separazione.
Le frizzanti fasi primordiali, caratterizzate dalle frenetiche pazzie intrecciate tra passione, curiosità, certezze, ma anche dubbi amletici, sono illustrate nella serena e acustica “Le spalle dell’abbraccio”, utilizzata come promo del disco, nella dinamica “Le regole dell’attrazione” e nell’eterea “Ti stavo lontano” .

Il momento riservato all’orgoglio dell’essere stregati dal proprio partner è ben disegnato nell’ardente (“Mostrami una donna”), altro pezzo utilizzato come singolo di preambolo e strutturato su chiari riferimenti al sound dei Rem più classici. L’esperienza della convivenza è tratteggiata nella piacevole e orecchiabile “La nuda proprietà” o nella divertente ma scontata “Regime alimentare”. 
Le vicende di vita vissuta portano anche a numerose dinamiche e a tragiche esperienze indirette che iniziano a provocare inaspettate crepe (“Il ragù”). L’idillio magico deve poi affrontare le prime difficoltà e le pericolosissime incertezze documentate nella ritmata “Il paradiso degli amanti”, nella vigorosa spigolosità di “Non farlo”, nella surreale sinfonia di “Silenzio” e nella riflessiva e spietata tristezza di “L’inesorabile”, eretta sulla catena voce-acustica, tra i passi migliori dell’intera opera. 
Le ansie diventano pesanti e crudeli verità in “Lasciarsi a metà” costruita su ritmi che ricordano, nel ritornello, il Gazzè meno ermetico o tratti dei Baustelle degli esordi. L’avventura “musical-letteraria” avanza lasciando spazio ai ricordi malinconici e nostalgici quando la relazione è sfortunatamente al capolinea (“Le nostre canzoni”). 

L’intenso e riuscito strumentale “Come i ladri” conduce alla fase conclusiva del disco (e purtroppo della sconvolta relazione) con l’esasperazione sincopata di “La sindrome del criceto” e la sottile e lapidaria conflittualità interiore di “Temporaneamente”, altro tratto tra più persuasivi del disco.
Tra i primi brani scritti per il progetto, utile filo conduttore per la scelta del concetto elaborato dai Nostri, appare la nostalgica “Io mi domando se eravamo noi”, anch’esso un passaggio estratto come singolo, che vanta deliziosi riferimenti organistici ai Procol Harum. 
Il disco (e irrimediabilmente anche l’avventura amorosa della coppia protagonista delle vicende) si conclude con la viscerale “Le assenze”, un’acuta analisi interiore del tempo passato e del mesto ma incontrovertibile verdetto del presente.

Lo spaccato descritto con abilità dal gruppo è certamente interessante, seppur non inedito. Il tema è sostenuto con abile ingegno descrittivo, ben accompagnato (fortunatamente) da un vestito musicale armonioso e melodico, che ne esalta la penetrazione, senza distogliere e distaccare dalla storia. 
I Perturbazione riescono nell’intento di incuriosire l’ascoltatore nel seguire l’iter cronologico delle tappe che edificano il rapporto affettivo (amore) e lo portano alla distruzione (disamore).
I brani sono mediamente molto brevi e nel contesto generale della narrazione è certamente un pregio, al quale si aggiunge un’indubbia buona riuscita nella comprensione e nella fluidità del tema concettuale che, seppur mostrando alcuni momenti poco funzionali, non pecca di efficacia.

"(Dis)amore" è certamente un lavoro considerevole e non immediato, a dispetto di un’ariosità e leggiadria melodica architettate dal gruppo per cesellare la storia: il maggior pregio del disco. I Perturbazione rientrano in un percorso artistico più omogeneo e consono alle loro migliori attitudini, grazie al quale sono riusciti a liberare al meglio la personale verve compositiva. Gli elementi creativi non sempre riusciti presenti nei lavori più recenti (comunque innovativi) non dovranno essere accantonati, ma adoperati sapientemente per favorire un’ulteriore evoluzione artistica, assolutamente nelle corde del gruppo torinese. Una nuova Perturbazione ritornata a colpire tra i ricordi. 

12/06/2020

Tracklist

  1. Le spalle nell'abbraccio
  2. Le regole dell'attrazione
  3. Ti stavo lontano
  4. Mostrami una donna
  5. La nuda proprietà
  6. Regime alimentare
  7. Le sigarette dopo il sesso
  8. Il ragù
  9. Chi conosci davvero
  10. Il paradiso degli amanti
  11. Non farlo
  12. Silenzio
  13. Taxi taxi
  14. Inesorabile
  15. Lasciarsi a metà
  16. Conta su di me
  17. Le nostre canzoni
  18. Come i ladri
  19. La sindrome del criceto
  20. Temporaneamente
  21. Dieci fazzolettini
  22. Io mi domando se eravamo noi
  23. Le assenze