Bar Tzabary

Rock'n'Roll batsahoraim

2021 (Pil Ltd)
muzika mizrahit, indie rock

La scena musicale israeliana è un caleidoscopio che ingloba le influenze di un popolo sparso per i quattro angoli del globo: dal pop-rock anglofono alla musica gitana dei Balcani e della penisola iberica, dal folk greco alla tradizione del mondo arabo. Proprio quest’ultima, per contiguità geografica e culturale, rappresenta una parte particolarmente importante della scena locale, tanto da venire identificata in una corrente ben precisa, detta muzika mizrahit (musica orientale). Il nome può sembrare fuorviante, in quanto nel calderone rientra anche musica influenzata dalla cultura dell’Africa del Nord, situata a ovest di Israele. La spiegazione è data dal senso di appartenenza che Israele prova nei confronti della civiltà occidentale, di cui si sente parte (e in effetti, a tutt’oggi è l’unico stato del Medio Oriente a funzionare come una democrazia europea).
 
Bar Tzabary è stato lanciato otto anni fa dal talent show “Eyal Golan kore lach”, ma l’attenzione per il suo album di debutto, “Achshav” (“Adesso”), non è andata oltre la breve fiammata relativa al programma televisivo. È stata quindi una notevole sorpresa che il singolo del suo ritorno, “Jhonny” (sic), pubblicato nel luglio del 2020, sia riuscito ad arrampicarsi fino al secondo posto in classifica, risultando uno dei brani più trasmessi e streamati dell’anno.
Otto anni fa Tzabary proponeva una muzika mizrahit arrangiata impeccabilmente, ma piuttosto commerciale, divisa fra ritmiche ballabili e lenti romantici, in entrambi i casi sofferente di eccesso di zuccheri. “Jhonny” ha invece rivelato un artista che, pur mantenendo la componente orientale, mostra attenzione anche verso il rock alternativo e la musica d’autore, che in Israele intrecciano del resto le proprie strade sin dai tempi di maestri come Berry Sakharof e Rami Fortis.
Una cassa spedita e un basso distorto guidano un inno indie rock tutto giocato sul contrasto fra strofa, dall’atmosfera ansiogena, e ritornello, decorato da archi rigogliosi, in odor di canzone egiziana. Il testo denuncia la spersonalizzazione tipica della civiltà consumistica, in netta controtendenza con il resto del mainstream, israeliano e non:
Jhonny è un ragazzo responsabile
aspetta il treno ogni mattina alle 6 e 30
non ha paura di una routine abrasiva
anche se va a scapito della sua anima
 
Jhonny vive il momento, per il suo bene futuro
non è fatto per inseguire i sogni
vuole l’amore, una casa e una famiglia,
brama Dorit dalla seconda superiore
 
Io non sono come Jhonny, voglio sognare
accendo un’altra sigaretta, inizio la giornata
voglio vedere i paesaggi e il mondo
per sentire in ogni momento che vivo ed esisto
Il nuovo album, “Rock‘n’Roll batsahoraim” (“Rock ‘n’ Roll a mezzogiorno”), ha visto la luce nel luglio 2021, dopo una lunga rincorsa inframezzata dalla pubblicazione di altri tre singoli, tutti inclusi in scaletta.
Tzabary è oggi un artista maturo, capace di sposare Occidente e Oriente in una formula ricercata e innovativa. Lo mostra sin dalla title track, che su un pattern ritmico tipico della musica egiziana, il malfouf, impianta glissando di basso, arpeggi di synth e chitarre elettriche che in parte si prodigano in scale arabe, in parte in tipiche scansioni rock.
Rock‘n’roll a mezzogiorno, ferma il taxi
si alza una banconota di Lea Goldberg, sigaretta e accendino
le pietre della città antica come uno specchio del passato
senza guardare indietro, ciò che è finito è finito.
Rock‘n’roll a mezzogiorno, uscendo dal taxi
si accende il cielo al bar locale
la radio trasmette canzoni di Aris San
qui manchi solo tu
Il testo dipinge uno spaccato di vita quotidiana, inserendo elementi tipici della realtà locale, come le banconote da 20 nuovi shekel, in cui dal 2017 è raffigurata Lea Goldberg, celebre poetessa e scrittrice, o le canzoni di Aris San, cantante nato e cresciuto a Kalamata, nel Peloponneso, che emigrò a Jaffa nel 1957 e fu responsabile dell’ingresso della tradizione greca nella musica israeliana.
La scelta di Aris San è particolarmente significativa, perché il musicista soleva suonare la chitarra elettrica imitando il suono di un bouzouki: espediente che è stato ripreso da Tzabary in diversi brani del disco, simulando i vari liuti del mondo mediterraneo.

“Hadera”, dedicata alla città di provenienza di Tzabary, è divisa in tre sezioni: la prima è una sorta di twist al rallentatore, la seconda è un indie rock con cadenza funky e coralità da danza araba, la terza una outro per voce e chitarra scritta per Tzabary appositamente da Shlomo Artzi (un piccolo ma prezioso omaggio da parte di uno dei giganti della canzone israeliana).
L’arrangiamento, ancora una volta ricco di contrasti, dà spazio tanto alle delicatezze acustiche del banjo e del qanun (cetra tipica dell’Asia occidentale), quanto a potenti sustain di chitarra elettrica.
 
Dalle superbe inflessioni acid jazz di “Kimat” – con tanto di assolo di flauto traverso – alle pulsazioni dub di “Omed bamirpeset”, la scaletta prosegue senza incontrare momenti di stanca, regalando di volta in volta inedite declinazioni alla muzika mizrahit.
Gli otto anni di assenza, allontanandolo dal vorticoso mondo dei talent show, hanno permesso a Tzabary di dare coerenza al proprio universo. Grazie anche al supporto di due eccellenti strumentisti quali Ady Levi (chitarrista e bassista, coautore di tutti i brani) e Ron Bakal (tastierista e proprietario dello studio in cui è stato registrato l’album), “Rock‘n’Roll batsahoraim” si svela opera impeccabile, con ogni probabilità destinata a lasciare un segno indelebile nella controcultura d’Israele.

03/10/2021

Tracklist

  1. בא אדם (Ba adam)
  2. רוקנ'רול בצהריים (Rock'n'Roll batsahoraim)
  3. ג'וני (Jhonny)
  4. ניצוצות (Nitzotzot)
  5. פעם (Paam)
  6. חדרה (Hadera)
  7. כמעט (Kimat) [feat. Hannah Edery]
  8. יונתי (Yonaty)
  9. עומד במרפסת (Omed bamirpeset)
  10. לכה דודי (Lecha dody) [live]






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