“Themes From Venus” chiude gli anni 80 dell'alt-art rock dei Love Tractor, prima della lunga pausa degli anni 90. Nella ristampa a cura dell’etichetta Hhbtm cambia l'artwork, passando a una versione epurata (quasi vaporwave) della Venere di copertina a cui sono ispirate le 16 tracce. Cambia la grafica ma non la sostanza, che la stessa formazione di Athens ritiene essere il suo personale capolavoro. E ha ragione.
Le ispirazioni sixties e surf trovano un'unione completa con le velleità artistiche stile Television, 11 anni dopo “Marquee Moon”. I synth coronano il sogno di un volo ispirato sulle nuvole di un rock tanto concreto quanto leggero.
Gli intrecci chitarristici si smarcano da buona parte dalla scena di Athens del tempo: rispetto ai conterranei dB's e al loro pop schietto, Mark Cline, Mike Richmond, Armistead Wellford e Andrew Carter prediligono una versione psichedelica dei tanto declamati 60's (la modernista title track e la ballad accelerata Crash, entrambe con sax prestati dal Bowie di “Modern Love”).
In più si perde anche il jangle-pop tipico della “southern gothic Athens” che era proprio di alcuni episodi significativi (“Spin Your Partner”), per cogliere un rock più universale. Da sempre attenti agli intrecci delle singoli componenti, i Love Tractor hanno la piena consapevolezza di come strutturare la parte cantata (“Venice”) con la solennità dei fIREHOSE, senza perdere di vista i tanto amati strumentali.
Il disco si apre con “I Broke My Saw”, suite sui versi del poeta John Seawright, proposta anche nel mix di Mitch Easter. Quest'ultima versione, più avvolgente dell'originale, si arricchisce di un bizzarro intermezzo strumentale. Era troppo lunga per la prima stampa del vinile ed è stata recuperata per questa riedizione.
La successiva “Satan” echeggia i primi Rem di “Reckoning”, soprattutto nell'andamento ritmico (Bill Berry tornerà alla batteria dopo l'addio del 1997 proprio per i Love Tractor, con i quali aveva suonato anche agli esordi).
Traccia dopo traccia, la formazione continua lo studio dei Television minori anche negli strumentali, con “Hey Mess” e “Here Come The Cops” (primo sbeffeggio nel titolo a Brian Eno, ai quali i nostri renderanno ancora simpatico omaggio con la cover del disco natalizio “Before And After Christmas”). Gli arpeggi ben architettati reggono anche “Nova Express”, dall’umore altalenante tra i B-52’s e atmosfere più cupe.
Ogni traccia di questo disco si sviluppa su un canovaccio imprevedibile, ciò rende merito alla capacità di scrittura maturata in un decennio di scena rock in Athens, Georgia. Dai seminali Pylon, ad esempio, i Love Tractor hanno pescato a piene mani verso quel che sarebbe diventato indie-rock, ma che allora era solo alternative.
Cosa manca a questo disco? Il singolone che si impone e trascina il resto dell'ottimo materiale, come fu la cover di “Neon Lights” dei Kraftwerk per il precedente “'Til The Cows Come Home”.
Con questo lavoro i Love Tractor avrebbero potuto fare il salto di qualità come i Rem, sperimentando verso il pop, se non spudorato quantomeno catchy, per aprirsi alle masse negli Usa. Invece arriverà il silenzio per oltre un decennio, riportando l'esperienza Love Tractor a una decente (ma ormai irrilevante) band chitarristica negli anni 00 e 10.
14/10/2021