Pylon

Pylon

L'altra faccia di Athens

Protagonisti della scena di Athens, Georgia, da cui sono nati i Rem e i B52's, i Pylon - con due album e scelte anticonformiste - si sono guadagnati lo status di cult-band. Una storia fatti di picchi, lunghi silenzi e un epilogo ancora non scritto

di Alessio Belli

Quattro studenti

Questa storia nasce insieme a un locale. Athens, Georgia: è il 1978, siamo al 171 di College Eve. Non è ancora un locale, ma un appartamento arrangiato a sala prove da Curtis Crowe. Un posto illuminato da una piccola lampadina: dopo una battuta dell'amico Bill Tabor, il proprietario lo ribattezza 40 Watt Club. Qui si esercitano due studenti dell'Università di Athens: Michael Lachowski al basso e alla chitarra Randall Bewley. Crowe - anche lui studente e in passato batterista - rimane ipnotizzato dai suoni e chiede di unirsi alle session. Dopo alcune prove soddisfacenti, i tre trovano la cantante: è una studentessa d'arte anche lei e si chiama Vanessa Briscoe Hay. E' il 14 febbraio 1979 e i quattro decidono di chiamarsi come un romanzo di Faulkner in cui si narrano le gesta discutibili di un gruppo di acrobati dell'aria. Sono nati i Pylon.

Nascita di una scena

Stando alle fonti, nel 1980 gli abitanti di Athens sono all'incirca 43.000, qualcosa in più aggiungendo gli studenti della prestigiosa università. Come spesso capita, da un contesto molto religioso e tradizionalista (come il Sud degli Stati Uniti), nascono in contrapposizione le realtà più progressiste: piccoli ma vivissimi poli creativi come Austin in Texas, Madison (Wisconsin) e ovviamente Athens in Georgia. Little alternative pub town with a lot of live music venues, direbbe un americano. Tornando alla nostra Athens, oggi ci risulta immediato associarla alla culla da cui provengono Rem, B-52's, Vic Chesnutt, Of Montreal, Neutral Milk Hotel, Elephant 6 e molti altri: ma chi ha generato tutto ciò?
Dopo alcuni live act epici, i B-52's lasciano la base e s'apprestano a "colorare" New York. I Pylon diventano così riferimento e padrini d'una neonata scena underground a dir poco strepitosa. Un bellissimo documentario del 1987 chiamato "Athens, GA: Inside/Out" - con annessa colonna sonora - vi farà innamorare degli strepitosi interpreti. Il nido 40 Watt Club non è più una sala prove, ma una location vera e propria. Negli anni cambia sedi e propietari diventando prima il ritrovo di college-party sempre più numerosi e scatenati, poi assume il ruolo di cuore e passaggio obbligatorio per tutte le band della cittadina, e non solo. Un ruolo che detiene ancora oggi, con i nomi più interessanti del panorama alternativo in continuo passaggio da quelle parti.

Art Project

I Pylon hanno le idee molto chiare: sono degli artisti molto più interessati a sondare nuovi approcci creativi piuttosto che fare la solita musica. Sono un art project, non un gruppo musicale. Gli obiettivi? Arrivare a New York, finire su qualche giornale e poi sciogliersi. Al massimo rimanere insieme finché ci si diverte. Nient'altro. L'eco no wave - il movimento nato nella Grande Mela dopo il terremoto punk – è arrivato in Georgia. La miscela di atonalità e contrasti, approcci inediti e il coinvolgimento di artisti provenienti da altri settori (fotografia, pittura, cinema), il tutto shakerato alla totale indipendenza creativa, ha ispirato le gesta dei giovani georgiani, la cui ascesa verso quell'epicentro sembra inarrestabile.
Dal primo show del 9 marzo 1979 al terzo live in cui i Pylon convincono gli ormai celebri B-52's a portarli nella città che non dorme mai, il passo è breve. Dopo aver aperto nella metropoli i Gang of Four (con annessa recensione), la band pubblica il primo singolo "Cool"/"Dub". L'impatto è forte a quarant'anni di distanza, colpa del persistente e vigoroso pulsare del basso, i tagli dell'affilata chitarra, il battito della batteria e il trascinante arrivo della voce di Vanessa: uno strumento aggiuntivo, un uragano vocale capace di scuotere qualsiasi ascoltatore a colpi di "Everything Is Cool". La backside "Dub" conferma la vocazione dei Pylon: farci ballare, appiccicarsi ai timpani e non staccarsi più. Una missione trionfalmente portata a termine l'anno dopo.

Una festa disco-punk

Athens: paese universitario di giorno, party e concerti la sera. Ci vuole qualcosa che colpisca ma che non sia Sex Pistols e Ramones, ci vuole qualcuno che faccia ballare, divertire, ma senza luci strobo, lustrini e sfere luccicanti, in grado di distaccarsi con personalità dai recenti esiti trionfali dei B-52's. I Pylon sfoderano con rara personalità il loro esordio disco-post-punk: Gyrate. L'originale suono del basso Aria Pro II di Lachowski - uno stile che troverà miriadi di adepti - si conferma inscalfibile architettura sonora, intrecciata con le puntuali e ossessive ritmiche di Crowe e i colpi angolari dei riff di Randall Bewley. L'energia della opening "Volume" esce quasi dagli amplificatori, in una crescita d'intensità gestita dalla performance di Vanessa. Più Gang of Four che B-52's, Gyrate da qui in poi non conoscerà un attimo di sosta: i riff spigolosi di “Feast On My Heart", le urla di "Precaution", il passaggio strumentale di "Wheater Radio".
Appena inghiottiti dalla distorta furia di "Driving School", ecco il colpo di grazia di "Stop It", in cui il "Don't rock & roll, no/ Now rock & roll now/ Hey kids" si inchioda nelle orecchie al primo ascolto. E andatevi a vedere su YouTube l'esecuzione live del brano per capire cosa voleva dire allora farsi trascinare dall'uragano-Pylon...
Il 1980 è stato l'anno di un'altra uscita epica per la storia della musica alternativa, ovvero "Colossal Youth" dei gallesi Young Marble Giants. Un lavoro e un gruppo che ha affinità con i Pylon: riferimenti al mondo artistico, una breve vita discografica e diretto ingresso nel giro dei cult del rock, la carismatica figura femminile di Alison Statton, l'impostazione criptico-minimale, il suono inedito del basso di Philip Moxham e nel novembre del 80 anche i Young Marble Giants aprirono un live all'Hurray di New York (per i Cabaret Voltaire)... 

Chomp

Tra Gyrate e il successivo Chomp ci sono tre anni belli e intensi. L'inglese Armageddon Records pubblica l'Ep "!!", la critica internazionale (da Nme a Rolling Stone) elogia il lavoro dei Pylon, i nuovi singoli "Crazy" e "Beep" iniziano ad apparire nella chart e blasonati nomi del rock si contendono l'opportunità di andare in tournée con loro in giro per il mondo. Chomp si apre con gli schiaffi della batteria di "K", intrisa di cinico e ironico nichilismo: 

Life is nothing but death and taxes
And all the trees that get the axes,
I'm tired of moving my jaw

Segue però una doppietta sbarazzina alla B-52s con spunti quasi dadaisti: "Yo-Yo" e "Beep", in cui il testo diventa ingrediente da impastare al magma strumentale. Siamo vicini all'uso delle lyrics concepito da un giovane e promettente cantante di quegli anni: Michael Stipe. "Italian Movie Theme" è la scatenata anteprima di uno dei pezzi di riferimento dei Pylon: "Crazy". In un'atmosfera che si fa epica dopo pochi movimenti di chitarra, arriva il solenne richiamo di Vanessa Briscoe Hay e il tocco di Michael Lachowski, sfocianti in un vortice di cori e riff. Quintessenza dei Pylon, qui appaiono i cardini della "poetica" di Vanessa Briscoe Hay: l'invito a scatenarsi, vivere, innamorarsi e diventare tutt'uno con note e battiti. Una teoria messa in pratica in "M-Train", in cui Lachowsi porta ai massimi esiti il lavoro granitico sul suono.
Chiuso dalla doppietta "Gyrate" (dove sale in cattedra la vorticosa chitarra di Bawley) - "Altitude", Chomp ci consegna i migliori frutti della concezione musicale dell'art project. Come dicevamo all'inizio della storia, i Pylon non sono una band, o perlomeno non ragionano come i colleghi e non hanno paura di fare scelte per molti impensabili. Pubblicato l'album, rifiutano l'opportunità di andare in tour con gli U2 e decidono di comune accordo di sciogliersi ora che la situazione è "ancora divertente".

Status cult

Nel 1987 Rolling Stone proclama i Rem la più grande rock band d'America. Bill Berry però ci tiene subito a precisare: il titolo in copertina spetta ai Pylon. In pieno "stile-Rem", Stipe & C. ci tengono subito a rendere omaggio al nome che più di tutti ha creato la scena e lo stile musicale da cui provengono: cosa già fatta nel 1985, inserendo con lato B di "Driver 8" - primo singolo di "Fables Of The Reconstruction" - la loro versione di "Crazy", presente anche come traccia d'apertura in "Dead Letter Office" del 1988.
Sorge a questo punto una domanda: come hanno fatto i Pylon a raggiungere tale status? Per quanto capitali i due dischi, i quattro sono inattivi da anni e il riscontro di pubblico non ha mai sfociato oltre l'underground e tanti altri nomi importanti stanno marchiando nei medesimi anni la storia del rock americano. Il merito è di tre fattori: consenso critico, favore delle band e hardcore fan. Tre contesti che spesso sfociano uno nell'altro, tanto da rialimentare i diretti interessati e far apparire l'idea d'una reunion qualcosa di sempre più concreto. Nel 1989 il gruppo si riforma e - guarda un po' - apre la parte finale del Green World Tour dei Rem e pubblica la raccolta Hits: l'anteprima della terza fatica discografica dei Pylon, Chain.

Look Alive

E' il 1990 e la scena è cambiata: Chain è quasi un reboot del progetto Pylon. La carica incendiaria degli esordi si è trasformata in un maturo indie-rock dal suono più corposo con all'interno qualche sprazzo "violento" del passato. La traccia iniziale "Look Alive" è un bel modo per tornare in pista, e se vi state chiedendo preoccupati che fine hanno fatto i colpi di basso di Lachowski, eccovi le successive "Catch" e "There It Is". Inframezzato da "B-Complex", brano strumentale marchio di fabbrica della produzione del gruppo. "Chain" è imbevuto di autoironia e il primo singolo "Sugarpop" c'è la mostra tutta, accompagnandola a una frizzante, solare - e spiazzante - copertura musicale. "Outside" – molto à-la Pixies, soprattutto nella chitarra- e Springtime" sono tra i momenti più gradevoli e se dieci anni prima tutto era "cool" ora in "Very Right" troviamo la situazione... “upside down!"

All'uscita di Beley nel 1991 segue un lunghissimo silenzio incapace di oscurare il mito dei Pylon. Nel 2004, quando ormai nessuno se lo aspettava, i musicisti ritornano on stage, ricordando ancora al mondo del rock la loro importanza, tanto che la Dfa Records di Mr. LCD Soundsystem James Murphy decide di ristampare i primi due seminali lavori. Escono così Gyrate Plus (2007) e Chomp More (2009) e sulla scia del successo dell'operazione, l'etichetta pubblica nel 2011 un singolo-split con Deerhunter e The Calvinist chiamato "Cover - Remix" in cui le band rivisitano egregiamente "Cool" e "Yo-Yo".

La fine e il nuovo inizio

Dopo alcuni concerti negli anni successivi, la storia musicale dei Pylon finisce definitivamente e nel più doloroso dei modi: il 25 febbraio 2009, due giorni dopo aver subito un infarto, Randall Bewley muore. Con la coerenza e l'unione che li ha sempre caratterizzati, Vanessa Briscoe Hay dichiarerà: "Pylon died when Randy died". Ma non il loro lascito.
Il 25 luglio 2016, giorno del compleanno di Bewley, esce "Pylon Live" per Chunklet Industries, registrazione del live tenutosi al Mad Hatter di Athens il primo dicembre 1983. Una pubblicazione molto importante in cui possiamo rivivere tutta l'energia, l'euforia e la carica musicale dei Pylon on stage, abbracciati dal pubblico "di casa" e al picco della carriera. Una festa vera e propria in cui ci viene consegnato il forte impatto dei brani, in una setlist-best of che si conclude con la coerente "Party Zone" e la geniale rivisitazione della sigla della serie tv "Batman"!
E poiché giornalisti, band e fan di tutto il mondo ci confermano quanto ancora oggi il culto dei Pylon sia lontano dall'estinguersi, abbiamo raggiunto la voce "colpevole": Vanessa Briscoe Hay, a cui abbiamo chiesto di rivivere alcuni passaggi della parabola dei Pylon e di aggiornarci su alcune interessantissime novità.

Pylon

Discografia

Gyrate (DB Recors, 1980)
Chomp (DB Recors, 1983)
Hits (Raccolta, DB Recors, 1983)
Chain (Sky Records, 1990)
Gyrate Plus (ristampa, DFA Recors, 2007)
Chomp More (ristampa,DFA Recors, 2009)
Pylon Live(live,Chunklet Industries, 2016)
Pietra miliare
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