Alle volte un disco non è solo un disco. La musica è talvolta un mero sintomo di qualcosa di più grande, di più profondo. Nel nostro caso si tratta di una storia che non coinvolge solo James Murphy, ovvero il sistema nervoso in capo da oltre una decade agli LCD Soundsystem, ma anche il Duca Bianco, nelle sue vesti di Grillo Parlante, voce del buon senso, persino a un passo dalla scomparsa.
Facciamo qualche passo indietro. Siamo nel 2010. "Singing is my nightmare", pensa ossessivamente Murphy. È stremato dal suo stesso protagonismo, dichiara alla stampa. Odia cantare ed essere sotto i riflettori, preferirebbe diventare tecnico del suono o batterista e ritirarsi dalle scene. Il progetto LCD Soundsystem - malgrado il susseguirsi di successi commerciali e di critica - è in procinto di arenarsi dopo "This Is Happening". Le condizioni di salute del frontman non fanno che peggiorare il contesto psicologico: "You're just going to die", dice sua moglie, ormai disillusa riguardo a un recupero.
Il concerto al Madison Square Garden del 2011 è il suo canto del cigno. La formazione al completo scrive con amarezza la parola fine a una delle band post-punk revival che avevano scosso gli anni Zero con una delle più belle esibizioni della seconda decade del XXI secolo: "The Long Goodbye". James Murphy da quel giorno diviene solo produttore, al massimo collaboratore di qualche progetto strampalato con IBM e Canon per dare musica a ciò che si esprime in algoritmi. Però in questa storia c'è anche David Bowie, e questo solitamente cambia le carte in tavola.
Murphy assiste e partecipa alla realizzazione di "Blackstar". Propone persino al Duca una collaborazione, ma rinuncia presto non sentendosi all'altezza. Spiega al suo maestro il dilemma che lo attanaglia: la creatività non è cessata, però dopo la sua crisi nulla potrà essere di nuovo come prima, almeno così pensa. Dinanzi a quei tormenti, Bowie gli chiede semplicemente: "[Riformare la tua band] ti fa sentire a disagio?". Alla risposta affermativa di Murphy, il Duca spazza via le nubi: "Bene! Così dovrebbe essere!". Il disagio era stato da sempre connaturato alla sua carriera e non doveva far altro che accettarlo. Ecco l'origine di "American Dream" (tutti i dettagli e gli estratti sono tratti da questa intervista rilasciata al Guardian).
L'aroma di crisantemi che pervade il disco è lo stesso di "Blackstar", eppure con un suono maledettamente più new wave, o meglio dark-wave. "Oh Baby" è un posto a sedere per un'ambigua re-visione degli anni 80. Il testo e l'arpeggio suonano come una canzonetta sixties (gli Who in particolare), ma le chitarre riverberate e le tastiere sono dichiaratamente post-punk. James Murphy non è più solo il leader degli LCD Soundsystem, il progetto e l'artista sono ormai un tutt'uno. Quando, a riguardo del disco, diceva che suonava più "dark", non ci si sarebbe aspettato che si riferisse a un'atmosfera così diversa dai precedenti album. Le linee di drum machine che dall'apertura a "Black Screen" restano l'ossatura su cui si regge "American Dream" fanno pensare solo a un duo: Suicide! (in una veste anche più scarna e gelida rispetto a quel che fu "Get Innocuous")
Murphy - come al solito - non si lascia piegare a durate radiofoniche per i suoi pezzi. "How Do You Sleep" è un'elegia di pura tenebra. Un ritmo preso in prestito dai Joy Division crea lo scenario su cui voce, synth e archi possono tessere l'intro del brano, fino a uno smussato beat sintetico che martella come un senso di colpa intollerabile e insopprimibile. Gli ammiccamenti al mondo teutonico non mancano mai; ogni passaggio di sintetizzatore (EMS Synthi su tutti) viene plasmato coerentemente con il crescendo del brano, permettendo di muoversi agilmente dai toni neworderiani ai momenti dancefloor in stile Human League. E se la scala cromatica dei suoni scende anche nella dark-wave, lo fanno anche i testi. "Tonite" è un electro-pop fatto di pensieri amari: "Everybody's singing the same song/ It goes tonite, tonite, tonite, tonite [...] I never realized that these artists/ Thought so much about dying". "Call The Police" (insieme all'art-rock di "Change Yr Mind") è il "grazie per il consiglio" scritto da Murphy per Bowie, attingendo persino alle distorsioni di chitarra di "Heroes". Però, se si è in cerca della summa artistica, è la title track a dare grandi soddisfazioni. Un dance anthem narcotizzato si espande come vapore sul canto, il quale rievoca il tormento per il disagio: "You can't fight that feeling".
Mentre "Other Voices", "Used To" ed "Emotional Haircut" ripensano i grandi successi degli LCD, riscrivendo un eccellente dance-punk stavolta con una vena new wave molto marcata, "Black Screen" chiude il sipario con eleganza. È ancora un tributo al Duca quello che si intravede tra le righe (lo definisce un amico e un padre), scivolando per oltre dodici minuti su un battito sintetico sempre uguale a se stesso, lasciando che sia un solo di pianoforte evanescente a salutare il maestro che lo ha salvato.
"American Dream" è davvero il sogno americano, quello contraddittorio del successo e della decadenza, quello di una vita qualunque tratta da un romanzo di Palahniuk, quello che ha vissuto James Murphy. Una carriera, la sua, alla quale in futuro si guarderà senz'altro con rispetto, mentre già è in atto una rivalutazione continua del valore degli LCD Soundsystem per questo inizio di secolo. Un ritorno sulle scene infestato dagli spettri del passato che lascerà senza alcun dubbio un segno indelebile nel presente.
02/09/2017