Paolo Angeli

Rade

2022 (AnMa/ ReR Megacorp)
new age, musica progressiva, post-rock

Ricordate la new age? Non la muzak pseudo-hippie che spesso si associa all'espressione, ma quel campo di sperimentazione libero da schemi che, fra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, consentì a decine di artisti di indagare il suono dei propri strumenti. Un territorio in cui ricercare la propria voce lontano dalle aspettative di genere, trasponendo in musica la meraviglia e il mood meditativo che accompagnavano la lenta scoperta.
"Rade", ultimo lavoro per chitarra sarda del gallurese Paolo Angeli, pare riallacciarsi tangenzialmente a quel tipo di percorsi. Ma riporta alle mente anche svariati altri filoni di frontiera, capaci di fondere stili lontani e lasciar spazio a riflessione ed evocazione. World music, elettroacustica, post-rock, modern classical... Orizzonti che, vincendo il decennale stigma, potrebbero essere raccolti sotto il nome di "musica progressiva", forse il più adatto a descrivere il personalissimo suono di Angeli e della sua chitarra-orchestra.

La questione delle etichette, tuttavia, non è certamente la più intrigante riguardo a "Rade". Il titolo stesso, coi suoi rimandi portuali, suggerisce una chiave di lettura alternativa a ogni tassonomia: musica come incontro, navigazione, scambio. Un album come attracco per rotte molteplici, che connettono le tante esperienze dell'artista: dalle rivisitazioni delle composizioni di Fred Frith, Radiohead, Björk alle collaborazioni con spiriti affini nel panorama locale (Antonello Salis, Gavino Murgia, Paolo Fresu, Iosonouncane) e internazionale (il batterista avant-jazz Hamid Drake, le violiniste Iva Bittová e Takumi Fukushima - già in due formazioni-culto dell'avant-prog, After Dinner e Volapük).
I brani stessi, che scorrono l'uno nell'altro come i paesaggi che si compenetrano lungo la costa, sono uno sposalizio di venti e influssi. Fra gli echi ancestrali del canto modale ("Ottava", "Rade", "Andira") e le tempeste effettistiche che trasfigurano il suono, i cinquattasette minuti del disco trasportano coi flutti da una sponda all'altra del Mediterraneo, cullati fra epoche e sensazioni raramente esplorate. Immersive come poca altra musica di questi anni, le composizioni riscoprono la dimensione ritualistica della performance e dell'ascolto, inscindibile dalla materialità della produzione sonora. "No overdubs and no loops (except for 'Ottava')", precisa la pagina Bandcamp dell'artista: una dichiarazione che ha più dell'ascetico che del luddista, e lascia intendere quanto i mezzi impiegati siano parte integrante dell'incanto creato.

Come nelle arti magiche, ingredienti e strumenti sono fondamentali per la riuscita, ma è soprattutto la piena presenza dell'officiante a fare la differenza. L'iconica "chitarra sarda preparata" dell'artista, sua estensione come la bacchetta è per il mago nei cicli fantasy, è protagonista assoluta dell'album con le sue corde ausiliarie incrociate sopra la buca nella cassa armonica. E però il trasporto emotivo di "Mare Lungo" e dei suoi strati di delay, o l'estasi in crescendo della doppietta "Tejalone"/"Rade", non esisterebbero senza la fusione musicista/musica di cui è capace Paolo Angeli. Un artista più unico che raro, che attraverso il suono è in grado di partire dalla propria isola e creare un'isola propria.

04/01/2023

Tracklist

  1. Ottava
  2. Azhar
  3. Baklawa
  4. Pece
  5. Mare lungo
  6. Secche
  7. Tejalone
  8. Rade
  9. Niebla
  10. Andira

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