I maestri del post-rock sono i protagonisti della nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti tutti i mercoledì dalle 12 alle 14 sulle web-frequenze di Radio Città Aperta (www.radiocittaperta.it).
Attraverso una scaletta di 16 brani e le recensioni di OndaRock ricostruiamo l'era del superamento del rock: dagli antesignani Talk Talk, Bark Psychosis e Slint a gruppi-cardine come Tortoise, June of 44, Don Caballero, Mogwai, Godspeed You! Black Emperor, Dirty Three, passando per evoluzioni più orchestrali (Rachel's, Sigur Rós, Clogs) e contaminazioni col pop (Stereolab), senza dimenticare i pionieri italiani Giardini di Mirò.
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Masters of post-rock
La nostra nuova puntata si intitola Masters of post-rock ed è dedicata proprio a questo genere che ha preso piede soprattutto a partire dagli anni 90, trasfigurando letteralmente il rock tradizionale.
Espressione coniata dal critico britannico Simon Reynolds su The Wire nel maggio del 1994, post-rock è diventata presto la categoria ideale in cui inserire una serie di formazioni dedite a un rock di marca sperimentale, spesso completamente svincolato dai dettami del formato-canzone.
Il suffisso “post” esprime l’idea di un superamento, ed è proprio quello che avviene in questo genere, che spesso è strumentale – o poco cantato – e utilizza la strumentazione tipica del rock (chitarra elettrica, basso, batteria) in modo non conforme alla tradizione, attingendo da altri stili della musica d'avanguardia, in particolare la musica elettronica di matrice cosmica, il kraut-rock con le sue ritmiche motorik, ma anche il jazz e la classica. I brani post-rock ricorrono più volte all'uso di ripetizioni di versi di note e improvvisi cambiamenti conditi con larga dose di dinamica, con un approccio che può ricordare il minimalismo di artisti come Steve Reich, Philip Glass e Brian Eno.
Si tratta, come sempre in questi casi, di categorie molto ampie ed eterogenee, di calderoni dove poi finisce un po’ di tutto, ma noi abbiamo cercato di attenerci soprattutto ai classici di questo genere che negli anni ha inglobato artisti diversissimi tra loro, dall’ambient all’indie-rock fino addirittura al post-metal. Così "post-rock" è diventata soprattutto un'attitudine, un modo di intendere il proprio approccio alla musica più che uno stile propriamente definibile.
Ripercorriamo allora gli anni - e i principali protagonisti - di quella rivoluzione di fine millennio dagli antesignani Talk Talk, Bark Psychosis e Slint a gruppi-cardine di questa scena mondiale, come gli statunitensi Tortoise, Labradford, June of 44 e Don Caballero, gli scozzesi Mogwai, i canadesi Godspeed You! Black Emperor, sovrani della galassia Constellation e della formula “loud-quiet-loud” a cui si sono poi avvicinati anche gli Explosions In The Sky, o ancora gli australiani Dirty Three, trascinati dal violino indemoniato di Warren Ellis, futuro braccio destro di Nick Cave in una serie di colonne sonore e dischi memorabili. Non manca un capitolo sulle evoluzioni più orchestrali del movimento (Rachel's, Sigur Rós, Clogs) e un aggancio alle imprevedibili contaminazioni con il pop, incarnate da un gruppo mirabolante come gli anglo-francesi Stereolab.
Appendice finale tutta dedicata ai pionieri italiani Giardini di Mirò, capofila di una non irrilevante scena tricolore che si è sviluppata soprattutto nel primo decennio del nuovo millennio.
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