AA.VV.

Copenhagen Cowboy (Netflix Original Series Soundtrack)

2023 (Milan Records)
elettronica, synth-pop, synthwave

È una simbiosi profonda quella che si è ormai venuta a creare tra il cinema estetizzante di Nicolas Winding Refn e le pulsazioni elettropop che scandiscono le sue colonne sonore. Un inconfondibile complemento musicale che viaggia sempre in pari con i lampi visionari che illuminano le sue sequenze al neon. E fin dal cruciale “Drive”, che consacrò la magia synthwave della “Nightcall” di Kavinsky, il newyorkese Cliff Martinez si è aggiudicato il posto fisso di compositore per qualsiasi progetto targato NWR. Proprio a partire da quel folgorante cult movie, premiato per la miglior regia al Festival di Cannes, il cineasta di Copenaghen ha iniziato a fare di quel sound un architrave del suo cinema, sempre notturno, ipnotico e policromatico. Come se il battito gelido delle tastiere e il loro ossessivo respiro elettronico fossero ormai ingredienti indispensabili per poter sprigionare tutta la potenza straniante di quelle immagini. Martinez ha così affiancato Refn persino nell’intricato spot per l’Hennessy Cognac XO, sfoggiando un tappeto musicale perfetto per l’occasione, più avanti riutilizzato per accompagnare il teaser della serie-tv “Too Old To Die Young”. Ed è proprio seguendo la scia di quel geniale debutto sul piccolo schermo che la coppia si è ricomposta in occasione del bis televisivo, intitolato “Copenhagen Cowboy” e disponibile su Netflix. Coinvolgendo per l’occasione altri valenti compositori elettronici come Peter Peter, Peter Kyed e Julian Winding (nipote del regista).

 

Il gioco funziona anche alla rovescia. Martinez, ex-batterista tra gli altri di Captain Beefheart, Lydia Lunch e Red Hot Chili Peppers, nonché già autore di colonne sonore per diversi registi (molte per Steven Soderbergh) ha trovato infatti nelle sequenze allucinate di Refn un ulteriore stimolo alla sua visione musicale. Perché come ricorda Leonardo Gregorio (“Music Non Stop. Refn dj del suo cinema”), il regista danese conferisce alla musica una consistenza fisica, facendone un’attrice, lavorando sui confini percettivi dello spettatore-ascoltatore, su fusioni e sbalzi diegetici-extradiegetici della musica in un percorso che parte già dal primo capitolo della trilogia Pusher (“Pusher. L’inizio”, 1996).
Così per accompagnare le gesta dell'enigmatica eroina vendicatrice Miu (Angela Bundalovic), in uno scenario da fiaba dark cucito attorno alle ossessioni del regista, tra violenze, sfruttamento della prostituzione, omicidi e altri crimini assortiti, Martinez e compagni costruiscono una nuova, sofisticata tela elettronica, che ci avviluppa progressivamente in una spirale ipnotica, mescolando le pulsazioni elettroniche dei sintetizzatori dark a tonalità più eteree, vicine all'ambient-music.

La soundtrack di “Copenhagen Cowboy” non si scosta dal mood gelido e noir dell'ultimo periodo di Refn, fornendo un commento sonoro perfettamente intonato ad alcune delle sequenze chiave della serie. È quanto avviene fin dal primo episodio, ad esempio con i rintocchi e gli echi spettrali di “Miu Stretches” (Martinez), che accompagnano per l’appunto i bizzarri esercizi di stretching della protagonista, con le cadenze quasi eurodance di “Hausgemacht” che giungono attutite fuori da un night-club e con gli splendidi arpeggi di chitarra di “I Promise” (Peter), che seguono le ragazze all’interno del bordello e si fanno più incalzanti per assecondare la fuga disperata di una di loro.
Magistrale anche l’ambientazione elettronica che conduce Miu nelle stanze sontuose del palazzo del gangster Mister Chiang, dove le ossessive pulsazioni di synth e i sottili borborigmi di “Get The Money” (Peter) riempiono le sequenze dilatate con vista notturna su Copenhagen attraverso la gigantesca vetrata.
È musica cerebrale, a volte quasi metafisica, come nella “Miu Dances” cesellata da Martinez per far da cornice alla maestosa sequenza in cui è narrata la storia della nascita di Miu, con le movenze aliene della Bundalovic fasciata da strali al neon.

 

Le glaciali sonorità dei synth ben si prestano alle visioni notturne e oniriche messe in scena dal regista danese, riempiendo anche i momenti di silenzio tipici del suo “slow cinema”. A volte basta anche un breve scampolo di traccia a dettare l’atmosfera, come per la breve – e tristemente profetica - “Copulate With Destiny”, sfondo all’incontro nel bordello tra la squillo Cimona e l’inquietante villain Nicklas, o nei 40 secondi dell’eterea “The Blackest Of Blues” (Winding) che donano solennità anche a una scena apparentemente interlocutoria come la salita di Miu in ascensore per incontrare tre uomini d’affari. O ancora nella breve esecuzione della struggente sinfonia elettronica di “Tearful” in apertura del terzo episodio nelle misteriose stanze orientali del Dragon Palace: una prodezza dell’accoppiata Peter Peter-Peter Kyed che si ripropone anche nelle scansioni quasi motorik di “Motorbikes”, tra le muraglie di synth gommosi di “Pigs” e nelle rarefazioni ambient di “Departure/Disruption” – non meno cupe e mortifere di quelle allestite dallo stesso Peter negli oltre 10 minuti di “I'm Bleeding/Lovers' Fight”.

 

Altrove, invece, la musica si fa così impetuosa da gareggiare con la potenza visiva delle immagini: la ieratica “Fire” pennellata all’organo da Peter nella sequenza dell’incendio, l’iterativo giro di tastiera di “My Heart Is Full Of Regret” a sottolineare lo stato d’animo di Miu dopo un omicidio, i martellanti beat da dancefloor della irresistibile “Undead Is The New Red” per celebrare la rinascita rosso-vendetta della sorella di Nicklas.
Non mancano anche divagazioni spiazzanti, come la sgangherata litania di “You Want Job”, interpretata dallo stesso Julian Winding per accompagnare lo spot televisivo che scorre sulla tv di André, il manager delle prostitute, o come imprevedibili ripescaggi folk (“Hold On” di Sharon Tandy) e rock (“Drive” di Suzi Quatro).

 

Una soundtrack che non è solo l’unico sfondo sonoro possibile per i deliri visivi di NWR, ma anche una raccolta dotata di una sua autonoma identità musicale, costruita in quell’oscura dimensione notturna e inquietante che da sempre fa da incubatrice ai migliori esperimenti in campo synthwave. “Un vero e proprio trip che regalerà a tutti un brivido caldo”, l’ha definita il regista danese, e non possiamo non concordare. Raccomandata, così come la visione della serie, nella speranza che Netflix possa concederle una seconda stagione.

 

27/01/2023

Tracklist

  1. Copulate With Destiny (Julian Winding)
  2. Miu Stretches (Cliff Martinez)
  3. Pigs (Peter Peter & Peter Kyed)
  4. Cimona (Julian Winding)
  5. You Want Job (Julian Winding)
  6. Hausgemacht (Julian Winding)
  7. I Promise (Peter Peter)
  8. Rebels (Peter Peter)
  9. Fire (Peter Peter)
  10. The Blackest Of Blues (Julian Winding)
  11. Tearful (Peter Peter & Peter Kyed)
  12. Met A Ghost (Peter Peter)
  13. In The Woods (Peter Peter)
  14. Get The Money (Peter Peter)
  15. Tiny Blossom (Julian Winding)
  16. Pigs (A Slight Return) (Julian Winding)
  17. Sick Bed (Peter Peter)
  18. Motorbikes (Peter Peter & Peter Kyed)
  19. My Heart Is Full Of Regret (Julian Winding)
  20. Miu Dances (Cliff Martinez)
  21. Mother’s Blood (Peter Peter)
  22. Powder (Peter Peter)
  23. Undead Is The New Red (Julian Winding)
  24. I’m Bleeding / Lovers’ Fight (Julian Winding)
  25. Departure / Disruption (Peter Peter & Peter Kyed)
  26. Undead Is The New Red (Goldfish Cut) (Peter Peter & Peter Kyed)
  27. Back To The Drive (Suzi Quatro)
  28. Hold On (Sharon Tandy)